Armare e la cucina marinara romana

di Iolanda Maggio 15/03/23
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Armare sala

Stefano Callegari e Perla Ambrosetti portano il mare al centro di Roma con una cucina solida e tradizionale, ricca di condimento.

Se siete per la cucina zen da tofu e insalatina girate al largo. Qui il timone punta dritto al cuore ed è per gente a cui piace la sostanza anche quando si parla di cucina di mare. 

Ha aperto il 12 gennaio scorso ma le premesse sono quelle da approdo sicuro. Il nuovo ristorante Armare (“Al mare” in dialetto romano) è la nuova sfida del re della cucina romana Stefano Callegari e la sua socia e donna di sala, Perla Ambrosetti. La nuova idea geniale questa volta tocca la cucina di pesce e si trova in via Cipro al 61, proprio dirimpetto alla loro trattoria Romanè, aperta poco più di un anno fa e già parte della catena dei ristoranti del Buon Ricordo.

Perla e Stefano portano quindi il mare al centro di Roma con la cucina più solida e tradizionale. Le ricette sono infatti quelle delle nonne, fatta di sughi, intingoli e scarpetta sì ma con piatti di pesce: ed ecco leggere nel menù la Coda di Rospo alla vaccinara o le cozze fritte, le seppie coi piselli e la pasta ceci e baccalà. 

Una cucina di sostanza, ricca di condimento come la tradizione vuole. Unta e godereccia proprio come piace a noi. Guazzetti, sughetti e sollazzi si legge sull’insegna ed è davvero così. Piatti tanto tanto buoni e rinfrancanti che si possono gustare a tutte le ore perché qui la cucina non fa pausa, dall’ora di pranzo alla cena è un tutt’uno per venire incontro anche a quei turisti che hanno abitudini diverse dalle nostre in fatto di orari dei pasti. Se vi viene voglia di una pasta burro e alici alle cinque del pomeriggio questo è il posto che vi deve venire in mente, insomma.

La sala è semplice, gemella di Romané tanto che è ostico dalle foto distinguere i due posti. Appena seduti a tavola arriva come benvenuto una polpetta di patate e tonno di quelle che le mamme preparano ai bambini per fargli mangiare il pesce nascondendolo nella polpetta. 

Ordino poi come antipasto le seppie coi piselli (Seppie dei nostri mari si intende, cotte in soffritto di olio evo, aglio rosso di Sulmona, prezzemolo, inumidite con pisellini primavera Findus  - gastrofighetti non storcete il naso - e pomodoro San Marzano dop) e le cozze fritte che tanto mi mancavano da brava tarantina. Promosse a pieni voti. 

I due primi assaggiati sono stati il Pacchero (Pastificio Gentile) con coda di rospo alla vaccinara (pomodoro e sedano per intenderci) squisiti, con la pasta bella al dente e condimento in abbondanza e Pacchero con pesci azzurri freschi, affumicati sott'olio, soffritti in aglio, peperoncino e con anacardi tostati e sbriciolati. Anche questo è buonissimo. Tengo a mente per la prossima visita le fettuccine broccoli e arzilla e la trippa di mare che solo a leggerli mi viene l’acquolina in bocca.

Riesco a questo punto ad assaggiare un solo secondo e tra tutti, anche se mi allettano anche gli altri piatti che sono in carta come il saltimbocca iodato, la fettina panata di mare, i Bastoncini di pesce con humus alla romana, scelgo il Calamaro ripieno e che ve lo dico a fare…tenero, dolce e sapido al punto giusto, un trionfo. 

Niente dolce per me questa volta pur sbrodolando sui dessert che mi passano sotto il naso diretti agli altri tavoli.

Nella carta dei vini resta la predilezione per i vini naturali e i piccoli produttori così come nella trattoria di fronte.  

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