Viva l’Italia

di Daniele Cernilli 18/02/19
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bandiera italiana

Potendo spendere tra i 40 e i 50 euro per bottiglia, la qualità di alcuni grandi rossi italiani è superiore a quella di vini analoghi nel resto del mondo.

Per fare un’affermazione del genere coi tempi che corrono ci vuole coraggio, non c’è che dire. Eppure proprio perché siamo in difficoltà, proprio perché infuriano polemiche ovunque, proprio perché non siamo proprio amatissimi ultimamente, forse è il caso di tifare un po’ per il Belpaese. Ora, io scrivo di vino e un po’ di cucina, non mi azzardo ad avventurarmi in analisi di diverso genere, anche perché penso che non gliene importerebbe nulla a nessuno. Perciò mi limito al mondo del vino, soprattutto dopo aver assaggiato un sacco di campioni nelle anteprime in Piemonte, in Veneto e in Toscana. E dopo essermi reso conto che abbiamo alcune versioni di Barolo, Brunello, Barbaresco, Chianti Classico, Amarone, Bolgheri di livello stratosferico. Derivano dalle annate 2015 e soprattutto 2016, che si sta delineando come una delle migliori del secolo, se non la migliore.

In un momento nel quale i grandi Borgogna stanno diventando roba da iper milionari, i Bordeaux di riferimento li seguono a ruota, per gli appassionati dal reddito non galattico alcuni di questi vini potrebbero costituire delle belle sorprese e delle possibilità di rimpolpare la cantina senza azzerare i conti in banca. Certo, è un argomento minimale anche solo considerando il comparto del vino in senso generale, ma per chi si interessa di queste cose e le vive con passione si tratta di notizie non trascurabili. Soprattutto se dovrà rinunciare, come capita al sottoscritto, agli acquisti di bottiglie ormai talmente costose da essere del tutto teoriche e fuori dalle proprie capacità di spesa.

Se infatti ponessimo come limite massimo una cifra tra i 40 e i 50 euro per bottiglia, che è alta in assoluto, ma non irraggiungibile per chi sia un cultore di grandi vini, di certo troveremmo una qualità maggiore in alcuni grandi rossi italiani che in gran parte dei vini analoghi nel resto del mondo. Un’affermazione forte, certo, ma molto più reale di quanto si possa immaginare e della quale mi prendo con piacere la responsabilità.

Proveremo, e in parte già lo stiamo facendo, a darvi indicazioni specifiche su DoctorWine. Riccardo Viscardi ha già fornito alcune anticipazioni su Montalcino, io stesso su alcuni sorprendenti Barolo del 2015, e andremo avanti in questo modo nelle prossime settimane. Cercando di dimostrare che almeno per una parte del mondo del vino, gridare Viva l’Italia non è affatto eccessivo e che il nostro patrimonio vitivinicolo va molto al di là dei pur rispettabili successi di mercato internazionali, Prosecco e Pinot Grigio su tutti. E che i nostri vini da tempo non sono più solo quei simpatici “cheap and cheerful wines” come vengono definiti un po’ frettolosamente da una parte degli operatori internazionali.





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