Le degustazioni alla cieca

di Daniele Cernilli 29/07/19
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Degustazione alla cieca bottiglie coperte

Con le bottiglie coperte, in batteria, si presta maggiore attenzione agli aspetti tecnici del vino ma si possono perdere gli aspetti emozionali.

Come giudice ai concorsi, nella realizzazione di più di trenta guide dei vini e qualche volta anche per divertimento, di degustazioni alla cieca ne ho fatte un’infinità. La maggior parte dei vini che assaggio sono degustati e valutati alla cieca proprio per non essere condizionati da etichette famose, ma anche dall’amicizia con qualche produttore o con qualche enologo. E fin qui va tutto bene. È anche un sistema per essere più trasparenti. Si copre l’etichetta, si assaggia per tipologia e per annata (almeno quelle vanno conosciute per potersi “tarare”), e il gioco è fatto. 

Non è proprio così, invece. Quando si assaggia alla cieca, infatti, fatalmente l’attenzione va sugli aspetti più tecnici del vino. Colore, espressione varietale dei profumi, tannini più o meno eleganti, acidità più o meno presente. Eliminando in gran parte gli aspetti “emotivi” della degustazione, che stanno proprio nei rapporti con produttori, nella conoscenza di quelle particolari sottozone, persino in qualche piccoli difetto che fa parte della personalità di alcuni vini particolarmente importanti. 

Coprendo l’etichetta si rinuncia a prendere in considerazione tutto questo, e per certi versi la cosa può rappresentare un problema. È ovvio che certi vini particolarmente artigianali abbiano delle imperfezioni che però costituiscono parte del loro valore. Come un tavolo fatto da un ebanista e uno comprato all’Ikea. La perfezione del secondo non varrà mai il fascino del primo. E può capitare, se non si fa molta attenzione, che si penalizzino vini di grande carattere, magari iconici, per un pizzico di volatile, e penso a un Richebourg di Leroy, o per un profumo molto “lievitoso” almeno inizialmente, come nel Trebbiano di Valentini, solo per fare due esempi, sacrificandoli sull’altare di una perfezione formale un po’ algida. 

Allora che fare? Personalmente provo a incrociare i risultati delle degustazioni alla cieca con quelli di assaggi palesi, usando i primi come una sorta di “prova del nove”, di controllo della qualità intrinseca dei vari vini. Funziona abbastanza, e fa capire meglio la complessità. Rendendo palesi caratteri peculiari di molti vini e non facendo perdere tutti gli aspetti emozionali che sono peraltro alla base della passione che è a sua volta alla base dell’interesse che noi tutti abbiamo per il mondo del vino. Assaggiare prima avendo ben chiara provenienza, autore, ricordando luoghi e momenti particolari, e poi riassaggiare alla cieca la maggior parte di quei vini, è una soluzione efficace, secondo me, anche se non è proprio semplice da realizzare. Ma si può e si deve sempre cercare di migliorarsi.





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