Grandi chef o giullari dei potenti?

di Daniele Cernilli 31/10/16
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Grandi chef o giullari dei potenti?

“Le manifestazioni e gli show cooking dei grandi chef stellati somigliano molto alle sfilate di moda”. L’affermazione era di Stefano Bonilli, che parlando di gastronomia e di ristorazione non posso non citare. Molto vero, come tante cose che diceva. Devo però confessare che tutto ciò che ruota attorno a quel mondo mi sta un po’ stancando. E non solo per lo star system che si è andato creando nel tempo, ma proprio per il ruolo che molti chef, non tutti per fortuna, si sono ritagliati, tanto che più che a creatori di moda e di cultura culinaria, mi sembrano sempre più giullari di ricchi e potenti in tutto il mondo.

È vero, la grande cucina costa, ci vogliono materie prime di ottimo livello qualitativo, ci vuole molto più personale in cucina e per il servizio. Però, diciamocelo chiaro, chi si può realmente permettere di frequentare con una certa continuità dei locali dove per una cena si possono spendere dai 200 ai 500 euro a persona, tutto compreso?  Dove un piatto solo può costare più di 50 euro e i vini in carta subiscono dei ricarichi del 3 o 400%?


È il mondo del lusso, certo, che ha anche ragione di esistere, perché se ci sono persone molto ricche è bene che spendano i loro soldi per creare economia più diffusa. Questo però, a mio parere, non è sufficiente per fare di molti cuochi degli eroi mediatici, dedicando loro programmi televisivi, pagine e pagine sui maggiori quotidiani, e facendoli diventare molto popolari ma solo in linea teorica, come personaggi di una commedia o di un film assai più che per la loro opera nel campo specifico dell’enogastronomia. Un’opera, tra l’altro, poco o per nulla fruibile da chi non sia fornito di abbondanti risorse finanziarie, quasi sempre ben più importanti del loro reale interesse per l’alta cucina.

Se, insomma, fino a un paio di decenni fa era possibile per molti di noi frequentare le tavole stellate, soprattutto in Italia, e ne parlo per cognizione di causa, oggi la levitazione dei prezzi determinata dall’entrata in scena di un turismo nuovo, ricco e molto spesso ignorante, ha completamente espropriato una larga fascia di appassionati.

Se vi capita di tanto in tanto di andare in ristoranti famosi potrete osservare con facilità che un’ampia fetta di clientela è rappresentata proprio dalla categoria dei “nuovi ricchi”, persone che considerano il loro essere lì essenzialmente come uno status symbol, e non certo il risultato della loro passione per la cucina di qualità. Allora? Allora facciamocene una ragione, convinciamoci che molti chef famosi e mediatici, non tutti, ripeto, somigliano sempre più a simpatici giullari per signori molto benestanti e sempre meno ai grandi professionisti che vorrebbero essere. Contenti loro….





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