Versatilità della garganega

di Sissi Baratella 24/04/20
2846 |
|
garganega insolite

Quest’uva bianca è autoctona veneta ed è presente in tutte le denominazioni bianche regionali. I suoi aspetti originali e per niente scontati.

Uva bianca, veneta e autoctona per eccellenza, la garganega trova la sua massima espressione tra le province di Verona e Vicenza. Se sei veneto non puoi non conoscerla o non averla bevuta almeno una volta nella tua vita. Probabilmente l’hai bevuta senza nemmeno saperlo perché costituisce buona parte delle denominazioni venete più famose. 

In zona lago di Garda su suoli morenici rappresenta in buona parte il Custoza doc

Nell’est veronese si adatta perfettamente ai suoli bianchi calcarei dove sono pressoché infinite le interpretazioni per i vini igt. Dove i suoli diventano calcareo vulcanici, in zona Soave, dà il Soave Doc e il Recioto di Soave Docg. Proprio qui, grazie alle capacità di quest’uva di esprimersi differentemente in base al terroir, è nato il progetto Soave Cru (fresca la notizia sui primi risultati relativi alla studio dei diversi profili metabolici di quest’uva che l’Università di Piacenza ha svolto per il Consorzio di Tutela). 

Nel vicentino, sempre su suoli misti ma per lo più calcarei, dà vita al Gambellara Doc e al Recioto di Gambellara Docg. Qui si esprime con notevoli potenza e concentrazione. 

Per darsi una spiegazione facile e veloce sul perché sia così diffusa e amata basta dare uno sguardo ai suoi grappoli che sono enormi. È una varietà quindi abbastanza produttiva (sebbene ogni denominazioni ne regolamenti le quantità), dai grappoli grandi e spargoli (spargolo = sano e adatto a surmaturazioni e appassimento), le cui bacche man mano che l’epoca di vendemmia si avvicina si colorano sempre più e da verdi diventano quasi ambrate (l’epoca di vendemmia ne condiziona molto gli aspetti sensoriali). Ama la pergola, che è tradizionale e la protegge dalle scottature da sole, ma si adatta anche al guyot con i dovuti accorgimenti. Questa varietà, come abbiamo detto, è capace di esprimersi bene in diversi scenari geopedologici, è neutra nei profumi e sapori (finché non viene vinificata) e, da brava autoctona, presenta un’epoca di vendemmia mediamente avanzata (fine settembre) che si può protrarre in surmaturazioni. 

Ma tra le tante e positive caratteristiche che ha quest’uva, a me incuriosiscono in particolar modo alcuni suoi aspetti originali e per niente scontati. La garganega, infatti, mi piace spesso definirla un’uva bianca che si “diverte” a fare la rossa. Nello specifico non disdegna il legno, ma soprattutto si presta a lunghe macerazioni, siano esse pre fermentative a freddo o vere e proprie “vinificazioni in rosso”. 

*per vinificazione in rosso intendiamo: fermentazione del mosto in presenza di vinaccia e vinaccioli. (non fatevi ingannare dal nome, anche le uve bianche possono macerare**)

per vinificazione in bianco intendiamo: fermentazione del mosto in assenza di vinaccia e vinaccioli. (non fatevi ingannare dal nome, anche le uve rosse possono vinificare in bianco)

per vinificazione in rosato intendiamo: fermentazione di mosto da uve rosse in assenza di vinaccia e vinaccioli trascorso un breve periodo (pre fermentativo o a inizio fermentazione) a contatto con la stessa. (solo le uve rosse possono vinificare in rosato) 

**Macerazione: contatto tra la parte liquida della bacca (mosto) e le parti solide della stessa (vinaccia e vinaccioli), pre/durante/post fermentazione. 

Sebbene i bianchi macerati siano (e forse rimarranno sempre) vini di nicchia io oggi ve ne voglio raccontare tre, due veronesi e uno vicentino, tutti garganega al 100%, per sottolineare quanto quest’uva sia divertente e abbia tanto da raccontare.  

Partirò da Vicenza, con il Gambellara Classico Doc 2016 di Cavazza, sottozona Creari, che poi è anche il nome del vino. Un bianco con macerazione pre fermentativa a freddo di 12 ore, da uve coltivate a pergola veronese su suoli calcarei e vulcanici con tracce tufacee e basaltiche. Mi sposterò poi nella provincia a est di Verona, là dove la Doc Valpolicella incontra la Doc Soave; dove non credo sia un caso che, dove le due denominazioni per eccellenza di vini rossi e bianchi si abbracciano, si usi lavorare “in rosso” un’uva bianca. Su suoli calcarei sono Marinella Camerani di Corte Sant’Alda, vignaiola simbolo del biodinamico e donna connessa come pochi al suo vigneto, a produrre Inti, 100% garganega che vinifica con le bucce in cemento dove svolge anche la malolattica; e Alessandro Benini dell’azienda omonima, vignaiolo under30, che produce Vespro Albino, una garganega “in rosso” di cui una parte, a svinatura avvenuta, riposa in barrique di acacia. In entrambi questi casi i suoli sono calcarei, poveri e magri. Entrambi 2018, in Val di Mezzane. 

Ecco come sono nel calice:

Gambellara Classico Doc Creari 2016 Cavazza

87/100 - € 12,00 

Da uve garganega 100%, surmature. 12 ore di macerazione a freddo. Vinificazione e affinamento in acciaio. Giallo intenso con accenni ambrati. Al naso mandorla, fiori bianchi e note tostate dolci. In bocca dominano uva sultanina, banana, mandorla tostata e accenno allo zafferano. Il sorso è pieno, caldo e con sensazioni dolci. Vino di grande concentrazione e media persistenza. 

Garganega Verona Igt Vespro Albino 2018 Benini Alessandro

88/100 - € 14,00

Da uve garganega 100%. Fermenta per 40 giorni con le bucce in acciaio. Maturazione del vino per il 35% in barrique di acacia. Giallo carico con riflessi dorati. Al naso profumi dolcissimi di vaniglia, miele e fiori bianchi. In bocca alternanza tra la dolcezza del legno e la spinta fresca e acida del vino. Aromi di pesca bianca e scorza di agrume. Finale varietale di mandorla. Buona sapidità e finale persistente dove domina la tensione del legno, retrogusto lievemente amaro e pulito. 

Bottiglie prodotte 1400.

Garganega Verona Igt Inti 2018 Corte Sant’Alda

91/100 -  € 12,50 

Da uve garganega 100%. Fermenta con lieviti indigeni in cemento con le bucce. Maturazione in cemento per malolattica, non filtrato. Giallo paglierino intenso, leggermente torbido. Al naso fiori bianchi come camomilla, profumi dolci ed eleganti. Accenni a frutti come litchi e kiwi. In bocca entra diretto, fresco e teso, con sapidità vibrante e lunga persistenza sul palato. Sul finale escono mentuccia e liquirizia, pompelmo giallo e scorza di limone. 

(Un consiglio: capovolgere la bottiglia prima di servirla).

Bottiglie prodotte 1600.

Prodotti Correlati





Editoriale della Settimana

Eventi

Maggio 2024
Do Lu Ma Me Gi Ve Sa
·
·
·
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
·

Newsletter

Iscriviti alla Newsletter "DoctorWine" per ricevere aggiornamenti ed essere sempre informato.

CANALE YOUTUBE

I NOSTRI CANALI SOCIAL