Moscato d’Asti: una storia italiana

di Riccardo Viscardi 17/12/21
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Degustazione consorzio Asti Docg

Nel secolo scorso il grande successo di questo vino ha dimostrato che l’equazione un vino-un vitigno-un territorio è vincente. Poi politiche sbagliate, unite alla “noia” dei consumatori sempre alla ricerca di novità, hanno causato l’oblio e la caduta di questo incredibile vino.

Tutti noi abbiamo incrociato il moscato d’Asti fin da bambini, nelle sue forme di Asti Spumante o Moscato d’Asti “tappo raso”, da consumatori leggermente più evoluti. Purtroppo il suo utilizzo era confinato a Natale e a Pasqua con i dolci tradizionali. 

Eppure l’idea che portò alla nascita di questa tipologia è assolutamente geniale e tutta italiana. Un vino di territorio e di metodo che ebbe un clamoroso successo nel secolo scorso, consolidando l’idea che l’equazione un vino un vitigno un territorio è sempre stata vincente. 

L’idea iniziale di un vitigno fortemente aromatico, con le bolle, poco alcool e leggermente dolce si avvaleva in origine di una metodologia complessa per fermare la fermentazione fatta di lenzuola di lino per filtrare il succo ed evitare che i lieviti facessero il loro corso innalzando oltremodo l’alcool e facendo perdere la leggiadria e la dolcezza. Poi altra genialità fu il Metodo Martinotti che dette un grande aiuto ai produttori per avere una produzione più controllabile e costante. 

Oggi la tecnologia aiuta ulteriormente la qualità e a interpretare il territorio con investimenti comunque importanti che non incidono molto sul prezzo del vino. Eppure nonostante i cento milioni di pezzi che girano nel mondo (Stati Uniti e Gran Bretagna in testa) le due tipologie Asti Spumante e Asti Moscato sono uscite dai radar degli appassionati. I motivi sono vari, ma soprattutto scelte errate di posizionamento e comunicazione che non ricordavano i fasti e il genio che avevano creato il vino. Ultima in ordine di tempo la scelta di puntare su un Asti Secco (che secco non era) come un nuovo prodotto, e non quello che era in realtà: una variante - anche inutile - dell’Asti Apumante. Altri soldi buttati inseguendo chimere. Creando solo confusione nel mercato e non apportando nulla di concreto alla denominazione. 

Di recente - grazie alla collaborazione del direttore Giacomo Pondini e del suo staff - ci siamo recati a fare una degustazione della denominazione presso il consorzio, situato ad Asti in una sede centrale e bellissima. Solo una ottantina i campioni degustati che sono stati integrati da assaggi fatti nella nostra redazione per capire la qualità produttiva. 

Siamo contenti di constatare che nella denominazione ci sono tanti fermenti, con idee innovative di grande interesse, denotando una vitalità inaspettata da parte di produttori piccoli e grandi, con alcuni prodotti molto interessanti. 

Nell’Asti Spumante la nascita di alcuni metodo classico ha dato frutti veramente interessanti con tutti i campioni degustati che si sono rilevati molto buoni, denotando una grande complessità sia gustativa che olfattiva. Questi prodotti portavano millesimi che andavano dal 2012 al 2017 creando stupore verso questa interpretazione. 

Come al solito la tipologia Moscato d’Asti, detta anche comunemente “tappo raso”, mostra le migliori interpretazioni del territorio con due versioni principali. Una che ricerca una grande freschezza olfattiva esaltando aspetti aromatici che ricordano sì le note agrumate ma con un contorno fatto di balsamicità, sentori di boschi invernali e finocchietto, ed una più classica con note di pesca tabacchiera, arancia e note candite. In entrambe le versioni abbiamo prodotti veramente di altissima qualità che mostrano un equilibrio tra bolla, acidità e zuccheri residui che rende questa tipologia molto eclettica anche sui cibi. 

Durante la degustazione e in un rapido giro per qualche produttore abbiamo assaggiato bottiglie di oltre cinque anni con risultati sorprendenti per freschezza bevibilità con olfatti che esprimono complessità inattese ed affascinanti. 

Sempre girando tra i produttori abbiamo registrato una nuova idea che serpeggia tra i più giovani: il Moscato vinificato secco come un bianco fermo. I risultati sono interessanti con vini dagli olfatti equilibrati e la gustativa verticale saporita e persistente. Le prime versioni prevedono anche l’utilizzo di barrique e tonneau oltre all’acciaio oppure un blend tra i due non dovendo soggiacere a nessun disciplinare. Visti i risultati di queste prime vinificazioni, auspichiamo che il consorzio recepisca queste “pulsioni territoriali” per immetterle in un cappello protettivo importante per la denominazione ed il territorio. 

Ed ecco alcuni assaggi per rallegrare l’anima in questi tempi confusi.

Gancia
Asti Spumante Cuvée 24 mesi Metodo Classico 2012

94/100 - € 25

Da uve moscato. Metodo classico 24 mesi sui lieviti e sboccatura 2020. Paglierino intenso, olfatto complesso tra miele acacia e millefiori, fiori gialli, arancia e mandarino freschi e anche canditi. Note leggermente balsamiche. Fase gustativa di grande equilibrio con gli zuccheri accennati e integrati perfettamente con la bolla e una freschezza inaspettata. Il finale intenso e saporito rimane agile con grande bevibilità. 

Alice Bel Colle
Asti Spumante Metodo Classico 2013

91/100 - € 18

Da uve moscato. Metodo classico 36 mesi sui lieviti e sboccatura 2020. Paglierino intenso. Olfatto su note di arancia candita, gelatine al lime, bergamotto, note floreali e di pineta estiva. Bocca fresca e suadente con una bella cremosità delle bolle e una buona freschezza acida che dà una beva agevole e un finale intenso e piacevole. 
 

La Caudrina di Renato Dogliotti
Moscato d’Asti La Caudrina 2020

93/100 - € 12

Da uve moscato. Metodo Martinotti. Giallo pallido con riflessi verdolini. Olfatto intrigante su note leggermente balsamiche, cedro, limone, mandarino, litchi. Trama gustativa affilata sulla freschezza con ottimi equilibri tra zuccheri e bolle molto fini. Finale saporito e verticale.
 

Ca d’Gal
Moscato d’Asti Canelli Sant’Ilario 2020

93/100 - € 19

Da uve moscato. Metodo Martinotti. Giallo paglierino. Olfatto classico su fiori gialli, pesca tabacchiera, scorza d’arancia anche candita, fiori di tiglio. Trama gustativa cremosa, rilassata, con equilibri solari e un finale persistente ed elegante.
 

Simone Cerruti
Moscato d’Asti Matot Vigna Manzotti 2018

92/100 - € 20

Da uve moscato. Metodo Martinotti. Paglierino carico. Olfatto intenso e tipico su note di zagara, mandarino, gelée di frutta e pineta invernale. Bocca scorrevole con ottimi equilibri tra zuccheri e bolle ed un finale persistente e saporito di arancia.
 

Matteo Soria
Moscato d’Asti Soria 2021

92/100 - € 10

Da uve moscato. Metodo Martinotti. Paglierino con riflessi gialli. Pesca bianca e gialla, mandarino e nespola, poi floreale bianco intenso. Al palato è saporito con progressiva intensa, una bolla ottima che ben sostiene gli zuccheri dando eleganza e piacevolezza. Intenso il finale.
 

Teresa Soria di Emanuele Contino
Moscato d’Asti Vigna Moncucco 2020 

92/100 - € 12

Da uve moscato. Metodo Martinotti. Paglierino scarico con riflessi verdolini. Olfatto moderno su leggere note verdi di agrumi, lime, cedro anche candito, arancia gialla. Pineta estiva e pinoli. Gustativa verticale, veloce e saporita con bolle di ottima fattura e un finale saporito e fresco che ingabbia gli zuccheri.

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