Monferace: l’altro lato del Grignolino

di Sissi Baratella 30/07/21
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vigneti grignolino

Con la vendemmia 2015 nasce Monferace. Associazione tra produttori che punta a conferire una nuova veste, forse ritrovata, al vino Grignolino. 

Partendo da fonti storiche datate fino a 800 anni fa, le 12 cantine fondatrici dell’associazione Monferace stanno investendo nella riscoperta di un vino 100% grignolino che maturi in legno in cantina, prima di essere messo sul mercato. Non più quindi solo un vino di pronta beva, che vede solo l’acciaio e che deve essere consumato presto e in fretta. 

Monferace è il nome che unisce in questa impresa i produttori piemontesi che già prima di cimentarsi in questa nuova avventura producevano Grignolino come Asti Doc, Monferrato Casalese Doc o Grignolino Piemonte Doc. 

Per farsi un’idea della situazione impianti, al giorno d’oggi, sono 550 gli ettari rivendicati dalle doc Asti e Monferrato Casalese, contro i 2000 della docg Barolo. Autoctono piemontese, il grignolino era stato appellato da Veronelli “l’anarchico bastardo”, in riferimento in primis al suo tannino verace. Da brava uva autoctona matura tardivamente, seconda in Piemonte solo al nebbiolo, ama anche lei esposizioni Sud, Sud-Est e Sud-Ovest. È caratterizzata da acidità naturale, da un’importante presenza tannica, da antociani difficili da estrarre e predisposti all’ossidazione. 

Quest’uva è la protagonista del progetto Monferace, dove viene, per regolamento interno, rappresentata per il 100%, contro percentuali più basse delle doc sopracitate. La resa massima è di 70q/ha, riposo in cantina minimo di 40 mesi dal 1° novembre dell’anno di vendemmia, di cui 24 obbligatori in legno. Sulle dimensioni dei legni usati ancora giocano forte le quantità prodotte, che per il momento non permettono al vino di riposare in contenitori più grandi di un tonneau.  

Per produrre questo vino infine, le uve devono provenire dall’areale dei 24 comuni interessati dalle denominazioni e devono essere coltivate sui caratteristici suoli calcarei-limo-argillosi. I produttori si riservano di realizzare questo vino solo nelle annate migliori. 

Pionieri di questo progetto furono l’azienda Accornero, con la complicità dell’enologo Mario Ronco, che già nel 2006 sperimentarono. Forti delle fonti storiche in loro possesso, complici forse le uve da vecchie vigne, decisero di portare avanti la sperimentazione anche nelle annate successive. Il primo momento di assaggio ufficiale è nel 2011 quando la prima annata, 2006, viene decretata finalmente pronta. L’esperimento ottiene il consenso del produttore, dell’enologo, ma soprattutto del pubblico aggiudicandosi uno spazietto nelle carte vino di prestigiosi ristoranti. 

Dove sta il trucco? Probabilmente già nel vigneto, dove l’uva deve essere prodotta proprio con l’intenzione di fare un vino che sappia e necessiti di maturare in legno. “Il Grignolino nasce in vigna, grazie a filari inerbiti, rese contenute e moderazione nella gestione, che per anni è stata fin troppo spinta, dei suoli dei vigneti” questa l’opinione tecnica di Mario Ronco. 

Dopo un assaggio di diverse annate, alcune ancora in divenire, è parso abbastanza evidente come l’uva grignolino si esprima diversamente in base ai terreni, all’altitudine e all’esposizione. Questo aspetto infatti sta diventando uno dei punti di forza delle 12 aziende che portano avanti il progetto Monferace, definendo non solo l’identità di un vino ma riuscendo anche a mantenere un’identità aziendale propria. 

Monferace è un progetto autofinanziato che non molla, al contrario prende sempre più forma. I numeri di produzione sono ancora piccoli, ma le gratificazioni stanno arrivando. L’annata attualmente in commercio è la 2016, con una 2015 ancora molto in forma che non ha fretta di uscire dalla bottiglia. 

Hanno partecipato alla degustazione, con annate diverse, le aziende: Vicara, Sulin, Fratelli Natta, Tenuta Santa Caterina, Alemat, Tenuta Tenaglia, Angelini Paolo, Castello di Uviglie, Accornero, Hic et Nunc, Cascina Faletta, Liedholm. 

Vi propongo la mia top 3 (con un pari merito, quindi sono 4) dell’annata in corso. 

Grignolino del Monferrato Casalese Monferace Bricco del Bosco Vigne Vecchie 2015 Accornero

95/100 - € 40

Da uve grignolino. Matura in tonneau per 30 mesi.

Rubino granato ancora vivace. Al naso emerge la pietra focaia. Poi note di piccolo frutto rosso, a tratti floreale. Cela una complessità che deve ancora sbocciare. Complessità che in bocca è molto più espressiva. È cremoso, intenso, speziato e lungo. Riprende le note olfattive e le impreziosisce. 

Grignolino d’Asti Monferace 2016 Tenuta Santa Caterina

94/100 - € 30

Da uve grignolino. Matura in tonneau di rovere per 30 mesi.

Rubino con riflessi aranciati. Al naso emergono frutti rossi di bosco maturi, quasi in marmellata, sostenuti da sentori più tesi che ricordano le bacche. In bocca è elegante, ben equilibrato. Sapido con un tannino di carattere che alterna sensazioni più fresche e acide a quelle più astringenti. 

Grignolino del Monferrato Casalese Monferace Golden Arbian 2016 Angelini Paolo

92/100 - € 30

Da uve grignolino. Matura in tonneau per 36 mesi.

Rubino granato. Al naso emerge la dolcezza di un frutto dolce e inaspettatamente giallo. Buona parte speziata. In bocca entra spesso, cremoso e impattante dal finale però balsamico. Questo aspetto dona equilibrio e invoglia la beva. Intrigante. 

Grignolino del Monferrato Casalese Monferace 2016 Alemat

92/100 - € 30

Da uve grignolino. Matura in rovere per 24 mesi. Rosso granato. Al naso è croccante e colpisce con richiami materici alla pietra focaia. Seguono note di fiori, anche secchi, insieme a tocchi di frutta rossa e nera. In bocca è tutto un alternarsi tra freschezza e astringenza. Il finale, agrumato e amaricante, convince. 

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