Benvenuti Bertani Cru

di Sissi Baratella 07/11/19
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bertani azienda panorama

Con un progetto nato nel 2012, Bertani ha identificato nella Tenuta Novare due cru dalle caratteristiche molto differenti, dai quali hanno visto la luce due Valpolicella.

Un’azienda come questa non ha certo bisogno di presentazioni, quello che invece oggi ho il piacere di raccontarvi è il progetto “Bertani Cru, il valpolicella secondo Bertani”. Con alla guida personalità come Emilio Pedron, amministratore di Bertani Domains, e Andrea Lonardi, direttore operativo del gruppo, il progetto è nato nel 2012 e ha ingranato la quarta nei successivi due anni. Oggi è stato tradotto nella realizzazione di due etichette: un Valpolicella Classico, Le Miniere, e un Valpolicella Classico Superiore, Ognisanti. Entrambe le cru sono situate nel comune di Negrar, a Tenuta Novare, dove si adagiano in collina, in un verde anfiteatro naturale, su antiche miniere di ossido di manganese e ferro. Queste due vigne, così vicine, producono circa 80-90 q/ha di uva che tradotte in bottiglie sono (ciascuna) circa 13.000 all’anno, in crescita. 

Bertani Cru è un personale progetto di zonazione del territorio della Valpolicella con lo scopo di individuare le differenti caratteristiche pedo-climatiche di ciascun cru. Un progetto di grande importanza che si traduce nel conferire identità territoriale al vino Valpolicella andando anche a codificare il comportamento del vitigno dominante nell’uvaggio della denominazione, ovvero la corvina. A cosa serve? Serve a fare “la carta di identità” di ciascun vigneto al quale non verrà chiesto di dare niente di più di quello per cui è effettivamente vocato.

Fatta questa premessa verrebbe da chiedersi come mai un importante investimento di tempo, denaro ed energie sia stato riservato a quello che è il vino meno blasonato della denominazione. La risposta è presto data. Il Valpolicella è, sicuramente, il prodotto finito che può essere maggiormente influenzato dalle caratteristiche di suolo e vigneto. Sul famigerato Amarone invece (è bene ricordarlo) possiamo dire che è un vino tanto artigianale quanto tecnico, dove l’intervento umano sulle uve vendemmiate (appassimento) ha un ruolo centrale e determinante nel costituire il “vino di domani” e dove la pratica di cantina è in grado di stravolgere il prodotto che arriva dal vigneto. Questo spiega anche come sia possibile, da questa straordinaria denominazione che è la Valpolicella, ottenere (almeno in teoria) dalle stesse uve dello stesso vigneto ben sei vini diversi. 

Chiarito il perché quest’oggi parliamo di Valpolicella e non di Amarone è ora di scoprire come è andata. A seguito di passeggiate nei vigneti, assaggio dell’uva (assaggiamola più spesso l’uva quando c’è!) e degustazione vini, queste sono le mie impressioni: 

Valpolicella Classico Le Miniere di Novare 2018

91/100 - € 22,00 

Da uve corvina 70%, corvinone 20% e rondinella. Maturazione in cemento. Rubino scarico, tipico della corvina, con profumi di ciliegia, fragolina, bacche fresche e un accenno di pepe. Buona la sapidità in bocca, quotidiani la beva e il carattere. Un vero e proprio risky wine, cioè uno di quei vini che te ne bevi una bottiglia senza rendertene conto.

Non a caso, mi insegna Lonardi, il suolo della cru Le Miniere è ricco in ferro, questa tipologia di terreno dà per lo più Valpolicella dal carattere fresco e di pronta beva, tendenti all’ossidazione nel tempo. Trovo Le Miniere inoltre molto didattico, lo “sfrutterei” per raccontare a giovani degustatori che colore, profumo e sapore hanno corvina e Valpolicella. Devo sottolineare però che le cose belle costano, infatti qui parliamo di un prezzo tre volte superiore a quello di un Valpolicella Classico Bertani, ma ne vale la pena.  

Valpolicella Classico Superiore Ognisanti di Novare 2017

93/100 - € 22

Da uve corvina 80% e rondinella 20%. Matura 18 mesi in barrique. Rubino granato intenso. Dalla personalità leggermente più cupa. Frutti rossi e neri al naso vengono completati da balsamicità e speziatura. Qualche accenno alla frutta gialla, persino agrumato. (E se ho imparato qualcosa fino ad oggi è che se senti la frutta gialla in un rosso è 9 su 10 una buona cosa). In bocca la sapidità non lascia indifferenti, è caratterizzante, il vino si manifesta complesso e di notevole persistenza. Figlio di suoli ad altissimo contenuto di calcare, sempre Lonardi racconta che sono molto simili a quelli della Champagne, è un vino che deve ancora esprimere tutto il suo potenziale ed è destinato a una vita più lunga. Fine ed elegante evolverà ancora, con grazia, nel tempo. 

Dopo l’assaggio degli acini e la codifica dei suoli la comprensione dei vini è stata immediata. Magari fosse così ogni giorno! Ma non disperiamo, perché sempre più produttori stanno investendo in questo tipo di progetti e so che non vedono l’ora di raccontarceli.  

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