Rivoluzione Clicquot: La Grande Dame 2008

di Chiara Giovoni 29/03/19
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Presentazione Veuve Clicquot La Grande Dame 2008

Lo chef de cave Dominique Demarville, con la magnifica annata 2008, ha portato La Grande Dame alla massima espressione di eleganza e finezza, con il 92% di pinot noir.

Dopo molti assaggi, ne abbiamo ormai la certezza: la rivoluzione Clicquot inizia nel 2008 con l’arrivo dello chef de cave Dominique Demarville alla guida della Maison. Per talento, audacia e ricerca dell’eccellenza non c’è dubbio che lui sia degno erede della più celebre Veuve della Champagne, Madame Clicquot Ponsardin, e alla sua visionaria capacità di innovare Demarville si ispira ogni giorno.

Al suo arrivo in Maison nel 2006 il suo predecessore Jaques Peters lo aveva coinvolto sin da subito nella realizzazione degli assemblaggi, trasferendogli i cardini dello stile della Maison Veuve Clicquot e in particolare il profondo legame con il pinot noir. Ma la grande intuizione avuta da Peters è stata indubbiamente quella di accorgersi del talento di Demarville, dandogli con l’annata 2008 le chiavi della cantina, e lasciandogli la libertà non solo di introdurre degli elementi nuovi per la Maison come le grandi botti di rovere per le vinificazioni di parte delle uve, destinate a dare “come una spezia pregiata” un tocco del 5-10% secondo le cuvée, ma soprattutto di realizzare una vera rivoluzione. In un universo Clicquot in cui il pinot noir ha sempre giocato un ruolo dominante nell’assemblaggio, Demarville nel 2008 ha osato dare veramente a quest’uva il ruolo di protagonista indiscusso, con una presenza per la prima volta del 92%, nella cuvée d’eccellenza della produzione, la Grande Dame, la cuvée de prestige realizzata per il bicentenario dalla fondazione della Maison per omaggiare la figura ispiratrice di Madame Clicquot.

Il titolo di Grande Dame della Champagne fu infatti un tributo dei contemporanei dell’epoca di Madame Clicquot alla donna imprenditrice e inventrice. A lei si deve l’intuizione della creazione nel 1810 del primo millesimato nell’anno della cometa, raggiungendo con questo champagne inedito e prodigioso le corti degli zar in Russia, e sempre lei sei anni dopo inventò il primo rosé d’assemblage. Lo champagne La Grande Dame è alla sua 19esima edizione in 50 anni, ma Dominique Demarville ha già rivelato che nelle cantine scavate nel gesso della Maison riposano già le Grande Dame 2012 e 2015, che presto saranno raggiunte dall’assemblaggio appena realizzato della vendemmia 2018.

Come un alchimista Dominique Demarville ha selezionato degli ingredienti molto speciali per comporre la sua rivoluzione nello champagne La Grande Dame 2008: 5 villaggi Grand Cru di pinot noir, 4 dalla Montagne de Reims, con Verzy e Verzenay esposti a nord per dare freschezza e tensione, affiancati da Bouzy e Ambonnay esposti a sud, a dare ricchezza e struttura, e infine il tocco di Ay con i suoi pinot noir floreali cresciuti sulle sponde del fiume Marna. A completare l’assemblaggio l’8% di chardonnay da Le Mesnil sur Oger, solare e intenso dalle vigne poggiate su profondi suoli gessosi che danno sapidità energia ed eleganza al vino.

Interessante pensare che molti dei 350 ettari di vigneti di proprietà da cui ancora sono selezionate le uve che concorrono all’assemblaggio della Grande Dame erano stati acquistati proprio da Madame Clicquot a partire dal 1816. Terroir unici guidati dalla mano ardita e delicata di Dominique Demarville, che la magnifica annata 2008 ha fatto entrare nella storia della Maison, con una piccola grande rivoluzione e un obiettivo, portare alla massima espressione di eleganza e finezza uno champagne che si guadagnerà l’attenzione degli appassionati.

La Grande Dame 2008

98/100 – € 160

Una cuvée prodotta con solo uve di vigneti storici in villaggi Grand Cru, con il 92% di pinot noir di Ay, Bouzy, Ambonnay, Verzy e Verzenay e il 8% di chardonnay da Le Mesnil Sur Oger. Dopo un periodo di maturazione sui lieviti di oltre 9 anni, a Gennaio 2018 è avvenuto il dégorgement con un dosaggio di 6 gr/lt.

Il calice oro brillante stupisce immediatamente per la finezza del perlage, un’anticipazione all’occhio di quello rivela al palato. Il profilo aromatico è un’esplosione concentrica di profumi, dal floreale del biancospino, al fior d’arancio alla verbena, con un ampliarsi di tonalità dal bianco al rosso nelle note di lampone e ciliegia appena colta, e ancora di pan di spezie delicato che punteggia un agrume netto e vivace, tutto con grande equilibrio. Il palato sublima le sensazioni del naso con un’eleganza di grande definizione, e il pinot noir è struttura e volumi ariosi più che densità di materia, tratteggiando solo i confini di una texture setosa e cremosa insieme, in un finale dalla freschezza sorprendente ma soprattutto dalle proporzioni più che armoniose divine per un “quasi blanc de noirs”.

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