Vernaccia di San Gimignano Wine Experience

di Ulrich Kohlmann 30/04/17
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Vernaccia di San Gimignano Wine Experience

“Vernaccia di San Gimignano Wine Experience. La Rocca”. Questo il nome del nuovo centro multimediale, allestito all’interno della Rocca di Montestaffoli, il punto più alto della città delle Torri.

Non temete. Non si tratta dell’ennesimo museo del vino e della civiltà contadina. Entrando non si respira affatto la polvere dei secoli.

Certo, il rischio c’era. Nel caso della Vernaccia di San Gimignano, il pericolo di una musealizzazione stantìa, già avvertito più di cento anni fa da Friedrich Nietzsche e Paul Valery come problema della cultura occidentale, è stato davvero grande.

Nata ufficialmente nel 1276, che ai giorni d’oggi fanno ben 741 anni di storia, la Vernaccia di San Gimignano è storia liquida. Una storia peraltro raccontata dalle penne più autorevoli. Dante, Boccaccio e Francesco Redi per citare solo i più famosi.

Facile quindi impigliarsi nella trappola di una narrazione solenne che trasforma la dinamica realtà produttiva di questo vino in una retrospettiva statica. Invece no. L’architetto Piero Guicciardini  dello studio Guicciardini & Magni di Firenze, a cui il consorzio ha affidato la realizzazione dell’allestimento museale, ha creato uno spazio brioso che incuriosisce e informa  in chiave moderna senza cedere alle tentazioni di un eccesso tecnologico.

 


La sfida di parlare di vino a un pubblico internazionale di ogni fascia di età non era da sottovalutare. Con “oltre tre milioni di visitatori all’anno  provenienti da tutto il mondo” (come afferma Carolina Taddei, assessore con delega alla Cultura e al Turismo), non si poteva improvvisare. Dopo un viaggio di ricognizione a Barolo dove nel 2010 il WIMU ha ridefinito gli standard per ogni museo del vino in Italia, il consorzio guidato da Letizia Cesani ha le idee chiare. Subito dopo partono i lavori.

L’ingresso al museo è libero . Entrando il visitatore è accolto da uno spazio dedicato ai vini dei consorziati mentre nell’adiacente sala si trovano due  erogatori di vino al calice , ognuno con otto etichette che cambiano ogni giorno. Sono presenti due sommelier, Andrea e Elisa, per guidare l’esperienza dei wine lover.

La visita prosegue al primo piano dove cinque stanze monotematiche  illustrano la storia, il territorio e la produzione della Vernaccia. Bella l’idea di attirare la curiosità dei millennials con visori della realtà virtuale  che permettono un volo simulato sulle terre della Vernaccia. Grandiosa quella di inserire nelle pareti piccole vetrate rettangolari che incitano il visitatore ad immergersi nello spazio reale della campagna circostante.

Lo farà davvero? Andrà a visitare qualche azienda o acquisterà almeno un paio di bottiglie in una enoteca locale? Considerando che non è prevista la vendita negli ambienti del museo , il suo pieno successo dipenderà anche da questo.

Lo sviluppo di un’applicazione per gli smartphone, previsto nei prossimi mesi, è ancora l’anello mancante. Senza un supporto mobile interattivo che faciliti il prolungarsi del percorso enoturistico, la wine experience trasmessa dal museo rimarrebbe un’emozione fugace. Per tradursi in esperienze durevoli e in reddito per le aziende vinicole che hanno sostenuto le spese, una app disponibile in italiano, inglese e tedesco è essenziale.

Poter pianificare una scampagnata enoturistica seduto comodamente sulla terrazza del museo che si apre su un paesaggio mozzafiato non avrà eguali. Sorseggiando un ultimo bicchiere di Vernaccia, l’enoturista magari deciderà di prolungare la visita di un paio di giorni o di tornare al più presto. In ogni caso sarà l’inizio di una lunga amicizia.





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