Dom Ruinart Rosé 2004, “un blanc de blancs rosé”

di Chiara Giovoni 17/03/17
1928 |
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Dom Ruinart Rosé 2004, “un blanc de blancs rosé”

Era il 1966 quando nasceva il primo Dom Ruinart Rosé. Solo 7 anni prima, con la vendemmia 1959 era nato il Blanc de blancs Dom Ruinart, anche se il primo millesimato della Maison Ruinart – la più antica cantina vinicola della regione Champagne – era stato creato nel 1947. In comune con il Blanc, questo nuovo Rosé aveva le sue radici, un profondo legame con le uve chardonnay, fulcro della produzione della Maison dove la freschezza aromatica di questo vitigno viene preservata da una vinificazione quasi riduttiva, e dallo svolgimento della malolattica per consolidarne la pienezza espressiva.

È così che lo chef des caves della Maison Ruinart Frédéric Panaïotis ha introdotto l’ultimo millesimo di questo grande champagne descrivendolo come “un blanc de blancs rosé”. Il cuore pulsante dei ogni cuvée Ruinart infatti batte per le uve chardonnay dei villaggi più vicini storicamente a Reims, dove si trovano le sue maestose e leggendarie crayeres (le cantine di epoca gallo-romana scavate nel gesso), quelli dei grand cru di Sillery e Puisieulx, e non a caso con le uve di Sillery fu elaborato il primo vino effervescente messo sul mercato dalla Maison con una etichetta che riportava la dicitura "Sillery Mousseaux".

Ancora oggi l’assemblaggio di Dom Ruinart vede il contributo delle vigne dei grand cru dove è nata la storia della Maison, e nella versione Rosé si compone con l’81% di grand crus chardonnay dei quali il 69% del quale proviene dalla Côte des Blancs (Avize, Cramant, Le Mesnil-sur-Oger) e 31% dalla Montagne de Reims (Puisieulx, Sillery) - con l’aggiunta di un 19% di vino rosso da uve pinot noir, proveniente unicamente proprio dal villaggio di Sillery. Quasi una firma quella di questo pinot noir che ha l’eleganza raffinata tipica di questo villaggio a nord della Montagne de Reims, dove nelle uve rosse la struttura e la potenza lasciano il posto alla finezza aromatica e alla freschezza.

L’annata 2004 è stata tra le più abbondanti ed equilibrate dello scorso decennio, con un inverno mite e una piacevole primavera, dove anche l’estate senza eccessi di calore e con un settembre ideale ha protetto il carico nei vigneti fino alla perfetta maturazione delle uve (alcol potenziale: 9,8° e acidità totale: 7,3 g/l). Così Dom Ruinart ha dovuto attendere ben 11 anni in cantina prima della sboccatura per raggiungere la complessità e la ricchezza aromatica che oggi lo rendono così magnificamente generoso e fragrante, con un potenziale di longevità assicurato da una brillante freschezza unita a una maturazione piena ed armonica.

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