#FeelVenice e il vino della Serenissima

di Stefania Vinciguerra 11/01/18
2005 |
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#FeelVenice e il vino della Serenissima

Le province di Venezia e di Treviso costituivano storicamente l'entroterra agricolo della città lagunare. Produzioni oggi tutelate dal Consorzio Vini Venezia.

Lo confesso: la prima volta che ho sentito parlare del Consorzio Vini Venezia ho pensato a una pura operazione di marketing. Si sa che Venezia è un brand tra i più famosi nel mondo, quale cosa più facile, dunque, che legare il nome della città lagunare ai vini per facilitarne la vendita? E ho storto la bocca. Ma siccome non mi piace sparare giudizi senza entrare nel merito, ho approfittato di un educational del Consorzio (#FeelVenice ) per capirne di più.

È così che ho scoperto che Venezia ha legami molto profondi col vino, e non parlo di consumi (chi non conosce i bacari, almeno di nome?) ma di produzione. Non esattamente la città (per quanto c'erano produzioni di vino anche nell'isola di Torcello) ma con l'entroterra, che era parte integrante della Serenissima. I ricchi veneziani, infatti, avevano possedimenti nella terra ferma e vi coltivavano uva e producevano vino che poi spesso vendevano altrove.  Lo sviluppo commerciale di Venezia, del resto, ha contribuito in maniera notevole a sviluppare una viticoltura che ha vestito abiti di stoffe diverse: vitigni locali e nuove varietà provenienti da ogni dove . Per questo troviamo dal raboso Piave al merlot, dalla glera allo chardonnay, dal refosco al cabernet, per tacere di pinot grigio, lison (ex tocai friulano), Manzoni bianco, verduzzo…
Tutto considerato, quindi, è comprensibile che sia stato creato un consorzio cui facessero capo le 5 denominazioni corrispondenti all'entroterra veneziano, e cioèVenezia, Lison-Pramaggiore e Piave Doc e le Docg Lison e Malanotte del Piave . Questo fa sì che il consorzio conti un numero molto elevato di soci, ben oltre i 1700 produttori (tra diretti e indiretti) che insistono su un'area estremamente vasta e variegata: quasi 5mila chilometri quadrati che vanno dalla Pedemontana veneta alle isole della laguna veneziana, nelle due province di Treviso e Venezia.

È un'area caratterizzata dall'acqua , sia per i corsi dei fiumi che la tagliano (Brenta, Piave,  Livenza e Tagliamento) sia per la sua formazione geologica, che parla di glaciazioni e di successivi depositi alluvionali. Ma sarebbe più corretto parlare di due macroaree: l'alta pianura dai suoli tendenzialmente ghiaiosi, dotati di buon drenaggio, e la bassa pianura, dai suoli invece composti da materiali più fini, principalmente argille e limo.

Basta fare un giro tra i vigneti o dare un'occhiata ai disciplinari di produzione per rendersi conto che le varietà previste sono numerose, ma il successo commerciale di due tipologie ha influenzato notevolmente il profilo ampelografico della zona: glera  (per il Prosecco) e pinot grigio  (ora rilanciato ulteriormente dalla vasta Doc delle Venezie) sono un toccasana per i produttori, che vedono queste due tipologie come l'assicurazione sulla vita e sul futuro delle aziende, dal momento che permettono di monetizzare rapidamente e di re-investire in azienda anche su altre varietà. Del successo planetario del Prosecco si sa tutto, ma a volte si tende a dimenticare che anche il pinot grigio è un vitigno che, soprattutto negli Stati Uniti, è sinonimo di vino bianco italiano ed è in Veneto, e in particolare in queste terre, che nasce il 45% del Pinot grigio esportato in tutto il mondo.

Si potrebbe obbiettare che in massima parte sono vini commerciali, ma - senza voler aprire in questo articolo dei lunghi distinguo tra produttori - hanno l'indubbio merito di garantire ai viticoltori della zona un tenore di vita un tempo neanche immaginabile.

Ma, come dicevamo prima, la base viticola dell'area non si limita a questi due vitigni e il Consorzio sta investendo anche per il recupero di antiche varietà. Uno dei progetti più interessanti che sta portando avanti, infatti, è la realizzazione di un vigneto-collezione della biodiversità creato all’interno del brolo del Convento dei Carmelitani Scalzi , a due passi dalla Stazione di Santa Lucia a Venezia. Qui, all'interno del giardino mistico, è stato dedicato uno spazio al recupero delle varietà presenti storicamente in diversi orti e giardini veneziani, sia varietà utilizzate in passato, sia varietà collezionate dai viaggi dei frati e dei nobili locali. Attualmente sono una ventina le varietà presenti, con ampio spazio a diversi tipi di malvasia ma poi raboso, refosco, lison… (Una curiosità: le uve vengono coltivate dai frati del convento e dal 2016 è partita una piccola produzione di vino che è riservato alla celebrazione della messa).

Accanto a questo importante progetto ne segnaliamo un altro che sta nascendo ora: la creazione di un distretto bio  per portare avanti il quale è stata costituita un'associazione che oltre al Consorzio, raggruppa la Strada dei Vini e l'Associazione italiana per l'agricoltura biologica, insieme a numerosi produttori.





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