Vino a Ustica? Hibiscus

di Ulrich Kohlmann 31/10/17
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Vino a Ustica? Hibiscus

Pensando all'isola di Ustica non viene in mente il vino, ma vi si produce e l'azienda Hibiscus imbottiglia anche. Solo 13.000 bottiglie in totale, ma di indubbio carattere.

L’azienda Hibiscus si trova a Ustica. Certo, non è proprio il vino la prima cosa che vi viene in mente quando si parla di quest’isola. Strage, luogo di confino o regno della seducente dea Circe che trasformava i malcapitati in porci. Pensate a tutto tranne che al vino e avete ragione. Ma anche no. Vediamo.

Come tante isole con un passato vulcanico, Ustica è di aspra bellezza. Solo parzialmente coperta da boschi e dalla macchia mediterranea, la sua economia è stata da sempre caratterizzata dal lavoro agricolo. Nel suo libro ‘Ustica’, pubblicato a Praga nel 1898, l’arciduca Luigi Salvatore d’Asburgo Lorena cita la viticoltura come ramo principale dell’agricoltura isolana indicando ben 230 ettari vitati contro i 350 destinati ad altre coltivazioni come grano, meloni, fichi e lenticchie.

Purtroppo, questa predominanza vitivinicola non esiste più.

L’Hibiscus, proprietà della famiglia Longo da tre generazioni, possiede 3 ettari vitati ed è l’unica azienda dell’isola a imbottigliare.
I terreni usticesi sono di origine vulcanica, di medio impasto, composti da argilla e sabbie. Gli innumerevoli muretti a secco che li circondano non indicano proprietà diverse ma ricordano l’ardua impresa di rendere questa terra sassosa coltivabile. Sono tanto scenografici quanto funzionali. Lo stesso si può dire dei lunghi filari di fichi d’India che servono da frangivento. Trovandosi ad un’altezza tra 20 e 30 metri s.l.m. e a pochi passi dalla costa, i vigneti vengono spazzolati dai forti venti che portano la salsedine fin qui depositando sui grappoli un finissimo velo di sale. Assaggiando l’uva si avverte infatti un intrigante gioco tra salato e dolce  a cui nessuno resiste durante la vendemmia.

In passato si praticava l’allevamento ad alberello. Proteggeva la vite ma rendeva la vendemmia ancora più dura. La “terra  è bassa” si diceva, come se fosse un destino a cui mai ci si potesse sottrarre. Invece sì.

Già negli anni Settanta Nicola Longo, laureatosi in agraria a Torino come studente-operaio, inizia a sostituirlo con il cordone speronato e il guyot. Poi negli anni Novanta introduce la fermentazione a temperatura controllata e avvia la graduale modernizzazione della cantina. 

Nel 2010 la gestione dell’azienda passa alla figlia Margherita e al suo compagno Vito. Tornati sull’isola dopo il dottorato in agraria a Palermo e un primo lavoro a Roma, comprano un impianto di refrigerazione e quest’anno una pressa a polmone, costruita su misura dalla Puleo di Marsala.

La produzione annuale si aggira intorno alle 13.000 bottiglie . Senza essere certificata, l’azienda applica i metodi della viticoltura biologica.

Completa il quadro aziendale un agriturismo di quattro appartamenti con terrazze ombreggiate da alberi di ibisco e la produzione di gustosissime lenticchie (Presidio Slow Food).

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