Le Macchiole, sperimentazione,  innovazione, ricerca del meglio

di Riccardo Viscardi 25/10/16
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Le Macchiole, sperimentazione,  innovazione, ricerca del meglio

Sono stato felice di aver ricevuto l’invito per andare a Le Macchiole: mancavo da tantissimo tempo e ho dei bei ricordi legati a quest'azienda. La loro storia è bellissima; nel lontano 1984 una giovane coppia decide di seguire la propria passione per il vino e si compra un terreno in quel di Bolgheri. In quegli anni la zona non era famosa e i giovani ragazzi, Eugenio Campolmi e Cinzia Merli, vengono praticamente adottati dai pochi produttori presenti.

Sebbene giovani il loro progetto è chiaro, sia per la parte agronomica che enologica. Una visione estremamente innovativa per la cultura del tempo. Vigneti ad alta densità, con impianti sia a cordone speronato bilaterale che a guyot; vitigni alloctoni e, in cantina, un credo ampio verso i legni di misura francese con uno sconfinamento verso le mezze barrique da 125 litri. Dopo i primi imbottigliamenti un'ulteriore innovazione, vinificare separatamente i vari vitigni e così nel 1994 nascono il Messorio e lo Scrio, il primo da uve merlot e il secondo da uve syrah, mentre il Paleo, l'etichetta storica aziendale, si converte totalmente al cabernet franc.

Mi ricordo ancora, era circa il 1997, durante una degustazione di vini bolgheresi con il Doc Daniele Cernilli, l’entusiasmo che provammo nell’assaggiare queste bottiglie, portate dal più grande conoscitore della zona, Pasquino Malenotti, recentemente scomparso. Eugenio invece ci lasciò improvvisamente nel 2002 e Cinzia ha continuato a inseguire il loro sogno divenuto ormai una consolidata realtà, aiutata in questo dal fratello Massimo.

Lo spirito guida è sempre lo stesso, sperimentare, innovare, cercare sempre il miglioramento dei dettagli nonostante il successo raggiunto. In quest'ottica sono stati rinnovati vigneti, cambiato portainnesti, cambiati i terreni dove sono locati i vitigni, e in cantina abbandonate le mezze barrique si è passati alle dimensioni classiche e un ritorno alle fermentazioni in cemento comunque termo condizionato.

La verticale di Messorio ha dimostrato come l’evoluzione tecnica e agronomica, unita alla maggiore consapevolezza, permetta di avere mediamente prodotti migliori. Stupisce la grandezza di alcune annate di quel passato prossimo che molti aborrono. Non capendo quanto importante fu quel tempo di sperimentazione, spesso anche casuale, e quanto abbia dato dei prodotti ottimi in invecchiamento. Un passaggio obbligato, esaltante e meraviglioso, per la crescita del vino bolgherese e italiano.

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