Centro di nome e di fatto

di Katiuscia Rotoloni 21/12/16
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Centro di nome e di fatto

A due passi dalla stazione Termini e da Santa Maria Maggiore, in via Cavour 61, è stato aperto un nuovo faro per l’alta gastronomia romana. Centro è nato dall’idea di quattro giovani soci, Manuel Hassan, Amos Halfon, Daniel Camerini e Giulio Glam, amanti della buona cucina e del buon cibo, con la collaborazione dell’Oste Arcangelo Dandini e la sua indiscussa elegante romanità.

L’idea è quella di portare in una zona dove la ristorazione è soprattutto turistica, una proposta genuina e al contempo raffinata, con prodotti di qualità riconosciuta e una presenza impeccabile in sala e in cucina. Manuel Hassan dice: ”Siamo estremamente soddisfatti del lavoro svolto, in particolare dell’intervento di Arcangelo Dandini, che è riuscito a dare al progetto grande professionalità, passione e, senza alcun tipo di personalismo, un’identità gastronomica e un profilo gourmet ben delineati.”


Centro è un locale dall’arredamento e l’atmosfera retrò, con originali particolari di modernariato e oggetti di recupero.  Aperto all-day-long  dalle 8 di mattina fino alla mezzanotte, pur avendo un’impronta internazionale, non perde mai di vista la tradizione capitolina e italiana. Il menùè ricco e variegato, e soddisfa ogni momento della giornata, dalla colazione al pranzo alla cena, senza dimenticare l’aperitivo con drink classici o innovativi preparati con perizia dalla bartender Roberta Martino che si avvale della consulenza di Diego Rampietti. Notevoli anche i piatti del giorno con ingredienti di stagione e, a completare l’offerta, circa 100 etichette di vini nazionali ed esteri e 60 distillati di pregio da tutto il mondo.


Materie prime eccellenti vengono lavorate con bravura e competenza nella cucina a vista dal giovane executive chef Biagio Minafra, pugliese di nascita con esperienze di tutto rispetto alle spalle, e dalla sua brigata, in uno stile moderno e delicato, dove sostanza e ricercatezza trovano un interessante punto d’incontro. Ancor più giovane è lo chef pasticcere Marco Nuzzo, cresciuto nel locale di famiglia a Lecce e in importanti locali della capitale, che propone dolci meravigliosi dall’equilibrio inaspettato e ricette classiche rivisitate con grande rispetto con l’obiettivo di “armonizzare la pasticceria francese con quella italiana”. I prodotti usati per la realizzazione dei piatti sono esposti sugli scaffali che circondano il locale e gli ospiti possono acquistare ciò che hanno mangiato e apprezzato.


Dopo questa premessa entriamo nel pieno della serata di presentazione, che si è svolta in un’atmosfera di convivialità, curata in ogni particolare dall’attenta cucina e dal servizio in sala.

Siamo stati accolti con un cocktail perfettamente eseguito dai bartender del bancone all’ingresso. Personalmente ho apprezzato la Coppa Cynar, in cui il tormentone degli spot che hanno accompagnato la mia infanzia ha trovato la giusta armonia insieme alla cedrata Cortese, il lime e la menta. Nel contempo gentili e solerti ragazzi ci offrivano fiori di zucca fritti “cacio e ova” e ciriole con porchetta e cipolle caramellate, girando per la sala con ricchi vassoi.

Per cena Biagio ci ha proposto dei piatti che giocano fra tradizione e innovazione, usciti dalla cucina con la supervisione di Arcangelo. Per cominciare pappa al pomodoro con burrata di Andria e carpaccio di baccalà, poi il polpo rosticciato con insalatina di spinaci, uvetta e pinoli. Il mezzo pacchero Verrigni con baccalà, crema di patate e pomodorini confit ci ha stupito per i suoi sapori avvolgenti e, per secondo, ma non per classifica, la morbidissima guancia di manzo e i suoi succhi su purea di patate e germogli.


Vini giusti sono stati accostati ad ogni pietanza, dal fresco Treviso doc Domus Picta Extradry, al Grillo e Viogner di Tenute Tresa e il Morellino di Scansano di Le Pupille.

Dulcis in fundo “il profitterol al cacao con crema Chiboust alla fava Tonka e caramello mou” di Marco ci ha conquistato per l’equilibrio nell’uso dello zucchero e il perfetto accostamento dei vari sapori. Impossibile nascondere anche il nostro gradimento per  il Porto Ramos Pinto Vintage 2009 in abbinamento.

Il ricordo di questa serata trascorsa in un’atmosfera piacevole, l’emozione suscitata dai piatti assaggiati, le attenzioni ricevute, mi farà tornare presto, con il desiderio di provare le altre seducenti proposte del menù. Tutto ciò mi fa pensare che questo locale non sia Centro solo di nome, ma lo sia anche nei fatti. E se avete dei dubbi, provate per credere…

 





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