Tristezza, o il complesso dell’Azzeccagarbugli

di Riccardo Viscardi 31/05/17
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Tristezza, o il complesso dell'Azzeccagarbugli

Se si tira in ballo la scienza, non basta citare "parolone" o termini scientifici in latino per impressionare gli interlocutori, bisogna essere ben consapevoli di cosa si sta dicendo e preparati sull'argomento.

Un recente episodio mi ha rattristato. Un valente degustatore, persona che rispetto anche se abbiamo visioni filosofiche diverse sull’interpretazione di alcuni terroir, mi ha deluso. Si parlava delle deviazioni olfattive riconducibili alla presenza del brett e con mia sorpresa ha citato due molecole responsabili di queste deviazioni. Poi ha fatto due osservazioni che non riuscivo a collegare all’argomento, così gli ho chiesto se mi potesse scrivere e disegnare le due molecole che aveva tanto sollecitamente menzionato, onde fargli capire (ebbene sì, sono un chimico) come le sue osservazioni non fossero chiare, vista la natura delle molecole suddette.

E lì il buio, il mutismo. Non solo non sapeva disegnarle o scriverle ma non sapeva minimamente a che “famiglia”, diciamo così, appartenessero, men che meno quindi le loro caratteristiche chimiche e fisiche. Ora non vorrei apparire noioso o troppo tecnico ma nel campo scientifico le citazioni si fanno concrete, argomentate, non si può sperare di “far colpo” sulle persone nominando composti senza sapere nulla del loro significato: perché quelle non sono semplici parole ma entità reali con una loro genesi, con delle caratteristiche peculiari, in ogni caso con una loro vita; ci devono essere esperienza, conoscenza e consapevolezza. Meritano più rispetto se no si vendicano facendoti fare una figura barbina e facendoti perdere credibilità.

Certo il collega è stato sfortunato o si è scordato della mia formazione primaria.

Ma il punto è un altro. Siamo in un momento in cui l’enologia sta facendo grandi passi in avanti grazie a studi in tutto il mondo, il quadro sempre molto complesso del vino sta diventando più chiaro, con la comprensione di alcuni meccanismi prima ignoti che determinano le caratteristiche di alcuni vitigni. La tecnologia permette di portare nel vino questi studi creando nuove interpretazioni (più che nuove oserei dire più coerenti) di vitigni e territori. Noi degustatori non possiamo negare questo rifacendoci ad una tradizione che in realtà era scarsa conoscenza se non proprio ignoranza, unita a una scarsa o inesistente tecnologia di cantina. Ma con rispetto verso il passato aprirci alle nuove conoscenze e cambiare i parametri di degustazione e interpretazioni dei vitigni alla luce di queste nuove realtà.

I grandi terroir rimarranno grandi, anzi con più sfaccettature e più complessità del passato.

Noi dobbiamo raccogliere questa sfida produttiva per il bene del vino e facilitare la sua corretta comunicazione, ci vorrà tempo e i colpi di coda del vecchio si vedono in azione adesso, con il mantra della tradizione, come in tutti gli ambiti della conoscenza, ma ricordiamoci che anche se si abiura per tanti motivi “eppur si muove”.





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