La declinazione del vino

di Daniele Cernilli 12/11/12
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La declinazione del vino

Niente paura, non voglio ricordarvi i sostantivi neutri della seconda declinazione latina (vinum - i, tanto per intenderci). Solo riprendere un discorso che ho fatto tempo addietro, nel quale difendevo i "vini da bere", vale a dire quei vini fragranti, semplici, immediati, sia bianchi sia rossi, che si possono bere senza tanti problemi. Vini che normalmente vengono giudicati in guide apposite, come l'Almanacco del Berebene del Gambero Rosso o il Vino Quotidiano di Slow Food. A volte questi vini ricevono riconoscimenti lusinghieri anche sulle guide classiche, ma la loro categoria non è quella dei vini che conquistano Tre Bicchieri/5 Grappoli/5 Bottiglie/Soli/Chiocciole e Tempietti, anche se in un paio di casi è successo. Sarebbe come far gareggiare l'auto campione del mondo di rally in Formula 1. Arriverebbe sicuramente alla fine della gara, per affidabilità, per solidità, però con dieci giri di ritardo, come minimo.

Cosa significa questo? Che i giudizi sono sempre relativi a specifiche categorie, che non sempre si corre in Formula 1, che non sempre si parla di qualità in senso assoluto. Che la qualità, anche nel caso di un vino, va declinata in molti casi differenti. Esistono i parametri organolettici, ma anche quelli relativi al prezzo, alla reperibilità, all'affidabilità, alla facilità di beva. Si potrebbero fare tante guide diverse, con altrettanti premi dati per differenti ragioni. Come le varie classifiche di categoria che si stilano in occasione del Giro d'Italia o del Tour de France di ciclismo. La classifica assoluta, il Gran Premio della Montagna, la Speciale Classifica a Punti ecc. ecc. Chi non sa che esiste la maglia rosa, ma anche quella verde dello scalatore?

Perché vi racconto queste banalità? Solo perché talvolta, sulla stampa specializzate, specialmente in rete, appaiono singolari elucubrazioni che, per puro atteggiamento minoritario, contestano le classifiche - pur fatte da fior fiore di esperti degustatori - dei migliori vini italiani per il fatto che "non sono originali" e non premiano, che so, un Santa Maddalena o un Lambrusco, tessendone poi le lodi in altre sedi.

Rik Van Looy, splendido finisseur e grande protagonista delle corse di un giorno negli anni Sessanta, non ha mai vinto né Giro né Tour. Così come Rudi Altig, o, tanto per guardare in casa nostra, Mario Cipollini. Eppure sono stati splendidi campioni. Ecco, il Santa Maddalena è come Cipollini, il Barolo è come Fausto Coppi o come Eddy Merckx. Non è difficile da capire, sono certo che la cosa appare evidente a tutti voi. Ma voi, lettori, appassionati, curiosi ed esperti, magari anche di ciclismo, certe cose, sono certo, le capite al volo.





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