Il miglior bianco d’Italia

di Daniele Cernilli 26/05/14
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Il miglior bianco d’Italia

Vorrei proprio vedere la faccia di quei critici diWine Enthusiast, quelli stessi che hanno decretato l’ineluttabile mediocrità dei bianchi italiani, davanti a un vino come questo. Si tratta del Terlaner I, Gran Cuvée del 2011, frutto persino di una vendemmia considerata buona ma non eccezionale in Alto Adige. Ma qui siamo a Terlano, in una zona particolarissima, forse il miglior terroir del mondo per il pinot bianco, e tra i migliori, dopo Borgogna e Loira, rispettivamente per chardonnay e sauvignon. Poi c’è la Cantina di Terlano, forse la migliore realtà cooperativa del nostro Paese per qualità media dei vini. Infine c’è Rudi Kofler, kellermeister, direttore, maestro, di cantina. “Ho studiato per tre anni, facendo tagli, cercando di capire. Poi mi sono deciso. Volevo dimostrare che Terlano poteva essere uno dei grandi terroir bianchisti del mondo.” Secondo me c’è riuscito.

Vinificando in acciaio, a temperatura non bassissima (20/22°) e sur lie sia pinot bianco di Vorberg, che rappresenta la maggior parte del blend con circa il 60%, sia sauvignon di Winkl. Un tocco di legno c’è solo per circa la metà dello chardonnay di Kreuth, che in tutto rappresenta il 20% circa della cuvée. Solo il 10% dell’intera massa ha perciò una maturazione in barrique. Il risultato, ora che il vino ha avuto anche qualche mese di affinamento in bottiglia, è da incorniciare.

Un grande bianco, dal colore giallo paglia tendente al dorato, con profumi articolati, che vanno dalla mandorla fresca alla susina gialla, dal fiore di biancospino alla pesca bianca, da una leggerissima nota minerale di lisi dei lieviti, resa più evidente da un po’ di batonage, fino ad accenni di lana bagnata e di uva spina. Un profilo olfattivo impressionante e molto nitido per un vino ancora così giovane. All’assaggio, poi, impatta con un carattere deciso, avvolgente, corposo ma di ottima tensione, con un equilibrio dinamico fra acidità ed elementi alcolico-glicerici e una persistenza da autentico fuoriclasse.

Costa molto. Parte dalla cantina a circa 90 euro più Iva, il che vuol dire che le poche enoteche che hanno avuto la possibilità di acquistarlo (la tiratura è di sole 2.700 bottiglie, tutte vendute in due settimane) potranno proporlo a non meno di 140/150 euro, che diventano 200/220 al ristorante. Un vino per pochi eletti, certo, ma che costa meno di molti “cugini” borgognoni, ai quali, per una volta, non deve invidiare classe, carattere e capacità di evoluzione nel tempo.





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