Dossier Gallo Nero

di Daniele Cernilli 17/09/12
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Dossier Gallo Nero

Ci sono state molte novità negli ultimi mesi al Consorzio del Chianti Classico. Alcune coinvolgono tutti i consorzi, che sono associazioni volontarie di produttori e che sono soggetti delegati dalle istituzioni per alcuni ambiti specifici, a patto che la loro rappresentatività superi una certa percentuale dei produttori e delle quantità prodotte delle zone alle quali si riferiscono. Da alcuni mesi è stato loro tolto l’obbligo del controllo “tecnico” della produzione, passato a Valore Italia, mentre resta più che mai la titolarità della promozione del marchio e della produzione nel mondo.

L’altra novità, molto importante a mio parere, è che sono stati eletti Sergio Zingarelli, proprietario di Rocca delle Macìe, come presidente, Giovanni Manetti e Filippo Mazzei, rispettivamente titolari di Fontodi e di Fonterutoli, alla vice presidenza. Il “board”è poi completato da altri protagonisti della scena chiantigiana, cito fra tutti Carlo Mascheroni, di Volpaia, molti dei quali proprietari di alcune fra le migliori realtà vitivinicole del territorio. Ciò significa che in un momento di crisi i produttori chiantigiani hanno voluto alla testa del consorzio che li rappresenta alcuni prestigiosi esponenti della produzione, cosa che raramente era accaduta nel recente passato. E’ ovvio che essere a capo di un’istituzione che comprende molti soggetti con diversi interessi, divisi in tre grandi categorie, i viticoltori, le cantine cooperative e gli imbottigliatori, non è cosa facile. Basti pensare che tra i circa 24 milioni di bottiglie di Chianti Classico prodotte annualmente c’è un po’ di tutto. Alcune etichette sono presenti sugli scaffali dei supermercati a prezzi anche molto bassi, talvolta inferiori ai 3 euro. Poi ci sono le “star”, vini di grande prestigio, che talvolta arrivano a costare anche venti volte di più. In mezzo una sterminata quantità di vini venduti fra i 6 e i 15 euro in gran parte del mondo. Questo vuol dire esigenze diverse, politiche aziendali talvolta confliggenti, e molte polemiche. I “magnifici tre” con l’aiuto di Giuseppe Liberatore, direttore del Consorzio da due decenni e grande conoscitore di legislazione e di legislatori, dovranno far fronte a tutto questo e dare anche delle risposte su come utilizzare i soldi ottenuti con le iscrizioni e i contributi comunitari, su dove indirizzare la promozione e con quali strumenti, su come, concretamente, rilanciare il nome Chianti Classico e il simbolo del Gallo Nero ultimamente un po’ appannati. Non è un compito facile e le polemiche già fioccano, con diversi soprattutto fra i piccoli produttori che vorrebbero azioni dirette di aiuto alla conquista di nuovi mercati ed alle vendite ed al sostegno dei prezzi, più che alla creazione di immagine. In un paio di mesi neanche un mago sarebbe riuscito a fare qualcosa, ma il nuovo gruppo dirigente, che ha a cuore qualità e territorio, ritengo che sarà in grado di muoversi efficacemente.

Nel corso di questa settimana pubblicheremo un’intervista che Stefania Vinciguerra ha fatto a Sergio Zingarelli, un pezzo di Guido Busetto, ex giornalista del Sole 24 Ore e piccolo produttore di Chianti Classico in quel di Selvole, e un intervento di Giuseppe Libeatore, direttore del Consorzio. Punti di vista diversi, contributi quasi in contraddizione fra loro, ma tutto serve per aprire dibattiti, suscitare interesse e magari anche arrabbiarsi un po’. La situazione è tutt’altro che facile e molti piccoli viticoltori rischiano di saltare, cosa sulla quale non si può proprio scherzare. Di certo quando si parla di Chianti Classico tutti conoscono il nome ed il simbolo, meno la grande diversità nella quale si articola la produzione. Forse farla conoscere di più sarebbe un buon modo per ripartire.





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