Valore emotivo e terapeutico del vino

di Livia Belardelli 14/02/17
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Valore emotivo e terapeutico del vino

Vino tra salute, eros e trascendenza: questo il curioso titolo del convegno organizzato dall’azienda Ruffino nella tenuta di Poggio Casciano. Mi ha subito attratto, per una volta l’invito non era alla solita degustazione bensì a un percorso tra vino, medicina e letteratura.

Ho sempre creduto, fin da quando mi sono avvicinata al vino (ed è altamente probabile che sia per questo che mi sia avvicinata al vino), che, a prescindere dal gusto e dalla piacevolezza, avesse un valore “emotivo” fondamentale, un potere seducente e fortissimo legato alla capacità di creare benessere e felicità. Il vino crea contatto tra le persone, disinibisce, scioglie la timidezza, genera condivisione. Trovo che non ci sia nulla in grado di fare ciò con garbo e cultura, che abbia tale potere e insieme racconti e racchiuda storie e territori, volti umani, panorami, profumi e passato. Connette anime, congiunge corpi, illumina momenti, questo penso.


Anche di ciò si è parlato al convegno, in cui, a un taglio più prettamente terapeutico, si è alternata una visione meno accademica ma più legata al benessere psico-emotivo che il vino porta con sé.

Dal punto di vista medico diversi sono stati gli interventi interessanti – in primis quello del dottor Franco Cosmi, Direttore UO Cardiologia Ospedale di Cortona – tutti finalizzati a evidenziare un aspetto fondamentale del consumo di vino: l’importanza del giusto consumo. Il vino può fare bene e può fare male, dipende, come in tante cose, dalla quantità. Sembra che 6 g al giorno, uno scarso mezzo bicchiere, sia la dose più adeguata. L’abuso (di alcol!) invece può portare a tumori della cavità orale e del colon retto, ad eventi coronarici e ad ictus, può causare sonno e perdita di lucidità. Ma al tempo stesso il vino è ricco di resveratrolo, ha potere antiossidante, può prevenire malattie cardiovascolari, ridurre ischemie e attacchi cardiaci, liberare dopamina. E soprattutto è culturalmente insito nella triade della dieta mediterranea – grano, olio, vino – che fa parte del patrimonio immateriale dell’Unesco.



Sull’altro versante è stato interessante l’intervento di Ernesto di Renzo, antropologo dell’università di Tor Vergata, che descrive il vino come un aggregatore di simboli, coagulo di cultura materiale e immateriale, ponte sulla trascendenza. Vengono così in mente le baccanti e l’estasi dionisiaca e poi ancora il suo potere psicotropo, in grado di alterare la psiche e di avvicinare anche all’arte e alla creatività.

E con vino ed arte si è conclusa la giornata a Poggio Casciano.

Il vino è il Chianti Classico Riserva Ducale Oro, l’arte è quella di quattro maestri, raccontati da un esperto e sensibile degustatore, Armando Castagno.

Ecco la mini-verticale.

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