Un’intesa vincente: D’Ambra-Migliaccio

di Stefania Vinciguerra 14/10/15
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Un'intesa vincente: D'Ambra-Migliaccio

Andrea D'Ambra è un personaggio. La sua passione per il vino e per l'isola di Ischia probabilmente raggiungono pari livello e si coniugano per offrire risultati davvero interessanti. Del resto sull'isola il nome D'Ambra è sinonimo di vino dalla fine dell'Ottocento: dal capostipite Don Ciccio al "mitico" Don Mario, da Andrea, attuale proprietario ed enologo di notevoli capacità, alla nuova generazione, tutta al femminile, dotata di pari passione, tenacia e caparbietà.

E sì, perché produrre vino sulle isole non è mai facile: i vigneti sono scoscesi, i costi di produzione molto elevati, la tentazione di mollare tutto è sempre in agguato. Ma non per la famiglia D'Ambra, che vive quasi come una missione quella di continuare a produrre sull'isola, salvaguardando gli antichi vitigni locali, proteggendo il territorio dalla speculazione edilizia e aiutando i giovani a dedicarsi alla viticoltura. C'è lo zampino di Andrea dietro la costituzione della cooperativa cui fornisce supporto tecnico e viticolo (ha anche donato 30.000 barbatelle a coloro che si sono impegnati nella produzione secondo le direttive sue e dei suoi tecnici), perché oltre a coltivare le uve sui vigneti di proprietà (4 ettari in località Frassitelli, a 600 metri sul mare, da cui proviene il vino più prestigioso dell'azienda, e un ettaro in località Montecorvo), i D'Ambra hanno in conduzione 6 ettari in altre zone vocate dell'isola e poi acquistano uva da piccoli conferitori, mantenendo viva la viticoltura ischitana. Una produzione soprattutto "bianchista" che vede protagoniste le tradizionali uve autoctone biancolella e forastera.

L'ultimo traguardo in ordine di tempo Andrea l'ha raggiunto però producendo un grande vino rosso, grazie all'accordo con l'avvocato Benedetto Migliaccio, di origine ischitana, la cui famiglia si trasferì sulla costiera Amalfitana, pur mantenendo un'antica proprietà in località Iesca, nel comune di Serrara Fontana. Qualche anno fa Migliaccio decise di riportare alla vita la tenuta di famiglia e, spulciando negli archivi, scoprì che la vigna della Iesca era una delle più antiche e rinomate dell'isola, citata addirittura in un documento del 1034. Da lì a stringere un accordo con D'Ambra sull'argomento "vino" il passo è stato breve e dopo uno studio sul terreno fu deciso di impiantare proprio uve rosse: piedirosso, cabernet sauvignon, aglianico. E' un terreno particolare, che si sviluppa su depositi detritici formati dal tufo verde alternato e argillificato. Il suolo è ricco di potassio e influenzato dalla risalita del calore idrotermale.

Il posto è spettacolare e la vista che si gode dai terrazzamenti dei vigneti vale da sola il viaggio.
La produzione è ancora agli inizi, la prima annata è stata la 2012 e sta uscendo ora la 2013. Due vini ovviamente diversi tra loro, ma che denotano fin d'ora una personalità unica.



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