Pinot grigio delle Venezie Doc 2017: primi ordini Usa

di Redazione 04/11/17
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Pinot grigio delle Venezie Doc 2017: primi ordini Usa

La “prima vendemmia” della nuova Doc si è appena conclusa, il vino è ancora in vasca ma dagli Stati Uniti arrivano i primi, consistenti, ordini per l’annata 2017 del Pinot grigio Doc delle Venezie . Arriveranno a ben 30 milioni le bottiglie  (pari a 230 mila ettolitri per un valore, franco cantina, di circa 75 mln di euro) che i principali operatori commerciali statunitensi stanno prenotando in queste settimane nelle cantine del Triveneto. Segno che la nuova Denominazione ha convinto il mercato americano  pronto ad investire e credere in quella che si prospetta come la vera novità della proposta vitivinicola italiana del 2018 negli USA.

“Un inizio incoraggiante considerato che stiamo avviando in queste settimane le prime iniziative di  promozione e comunicazione sulla nuova Doc - ha commentato il presidente del consorzio, Albino Armani - segnale importante che ci conferma come il mercato degli Stati Uniti, che rappresenta il primo mercato di sbocco per il Pinot grigio italiano (assorbe il 37% dell’export) ha accolto favorevolmente la nostra proposta di qualificazione  e certificazione di un vino che negli Stati Uniti è simbolo della enologia tricolore. Anche i prezzi di vendita, lontano da ogni logica speculativa, premiano il valore aggiunto della certificazione, della tracciabilità e della qualità del nuovo prodotto a denominazione. La vendemmia quest’anno - continua Armani – ha visto una contrazione produttiva attorno al 20% , mantenendosi il totale prodotto nella media considerati i nuovi ettari entrati a far parte della doc. Tutto ciò, considerate anche le giacenze, ha portato ad una situazione di mercato dove non registriamo tensioni sui prezzi, una premessa importante per affrontare con la dovuta serenità la nostra prima campagna di commercializzazione all’estero”.

Se il nostro paese è il principale paese produttore mondiale di Pinot grigio con una quota pari al 43%  (gli Stati Uniti sono al secondo posto con il 14%),  il Triveneto , l’areale della nuova Doc delle Venezie,  producendo l’85% del Pinot Grigio italiano è la principale regione produttiva al mondo di questo vino-vitigno. Il fenomeno “Pinot grigio del Triveneto” ha visto triplicare gli ettari di vigneto dai 9.000 del 2010 ai 27.000 nel 2017 (a livello nazionale si è passati nello stesso periodo da 10.000 a 32.000) con un trend ancora in crescita.

È il più importante vino fermo italiano in termini di export.  Il 96% della produzione di Pinot grigio del Triveneto è destinato all’esportazione con principali destinazioni: Usa 37%, UK 27%, Germania 10%, Canada 7%. Guardando agli Usa, protagonisti di questo primo exploit dell’export della nuova Doc, vediamo che il consumatore americano è appassionato di Pinot Grigio: il 40% lo ritiene il proprio vino favorito, tant’è che, con l’8% del mercato è, in valore, il terzo vino varietale venduto negli Stati Uniti.

Il Pinot grigio italiano, con un export di 250-300 milioni di dollari circa franco cantina, è il più importante e diffuso dopo quello californiano, avendo, però, un “percepito qualitativo” nettamente superiore se si considera che la spesa media di acquisto per Pinot Grigio italiano è di $19,59  mentre per quello californiano il consumatore statunitense spende mediamente $11,61.

In termini di valore, il Pinot grigio italiano rappresenta circa il 35% circa del totale mercato di questo varietale negli Usa.  Gallo, Constellations Brand e Wine Group, coprono insieme il 55% del mercato (30% Gallo, 16% Constellations Brand, 9% Wine Group). “E la bella accoglienza ricevuta dalla nuova Doc delle Venezie – ha concluso Armani - dimostra che il mercato USA è sempre più attento e sensibile all’origine del vino ed alla certificazione del prodotto. Valori che noi possiamo garantire con una Doc nata proprio con l’obiettivo di mettere in sicurezza e valorizzare la qualità dei Pinot Grigio italiano. Il riscontro positivo dell’intera operazione “delle Venezie” non era affatto scontato. Questi primi segnali, però, ci confermano che siamo sulla strada giusta”.





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