Osso San Grato, il Gattinara fuori dal tempo (2)

di Francesco Annibali 11/02/16
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Osso San Grato, il Gattinara fuori dal tempo (2)

Eccoci dunque alla seconda parte dell’intervista alla famiglia Antoniolo (la prima, pubblicata ieri, la trovate qui), e alla degustazione verticale di Gattinata Osso San Grato

DoctorWine: Il cambiamento climatico ha migliorato la qualità media dei vini di una zona così settentrionale?

Lorella Antoniolo: In passato, ad esempio negli anni Settanta e Ottanta, il clima in queste zone era molto più fresco, con inverni molto rigidi e primavere con piogge abbondanti. Si stentava a raggiungere un buon tenore alcolico, e le acidità erano a volte eccessive: l’esposizione della vigna era ancor più determinante di oggi. Ora l’innalzamento delle temperature e le stagioni più miti hanno praticamente annullato queste problematiche: i tannini sono sempre più eleganti e il tenore alcoolico a volte è fin troppo elevato.

DW: On line è quasi impossibile trovare notizie sul Gattinara e gli altri grandi rossi del nord Piemonte.

LA: Ne siamo consapevoli. La situazione sta cambiando anche da questo punto di vista, già ora è possibile reperire molte più informazioni rispetto a pochi anni fa. Gli agricoltori locali, soprattutto le passate generazioni, hanno sempre dimostrato una certa riservatezza, un casto pudore. Non ci si è sicuramente distinti per eccesso di protagonismo, né per smania di notorietà! Personalmente provo un affetto reverenziale per questo di tipo di atteggiamento: lo sento più affine, più concreto - noi non abbiamo un sito internet ad esempio -, e un po' lo rimpiango.

La solidità non necessita di eccessiva divulgazione. I tempi però sono cambiati e il contesto attuale in cui ci dibattiamo richiede sempre più informazioni e comunicazione, con l’inopportuno risultato che ognuno comunica ciò che vuole e “vende” qualsiasi informazione, senza alcun controllo di fondatezza. In ogni caso stiamo lavorando anche a questo, e vedrà che la situazione muterà in breve tempo per noi e per tutta la nostra zona. Le notizie disponibili saranno più ampie e diffuse.

DW: Boca, Bramaterra, Ghemme, Gattinara, Coste della Sesia, eccetera. Siamo in Borgogna o si crea confusione nel consumatore?

LA: Sicuramente in un territorio così piccolo come il nostro, ripartito su quattro province, dieci denominazioni possono sembrare tante. Peròè anche vero che molte di loro hanno peculiarità e terroir unici. E una grande storicità che sarebbe un vero peccato perdere. Probabilmente in futuro ci saranno alcune piccole modifiche. Senza peccare di presunzione sicuramente possiamo definirci un piccola Borgogna. Oltretutto i nostri Nebbiolo vengono spesso paragonati ai vini di quel territorio per alcuni fondamentali tratti similari.

DW: Quali sono i mercati migliori per il Gattinara? La zona è vicina a tre bocche da fuoco per il vino italiano di qualità come Milano, Torino e il Canton Ticino.

LA: Per quanto riguarda la nostra azienda i mercati più importanti sono quelli esteri. Esportiamo per più dell’80%. Abbiamo mercati storici come gli Usa ad esempio, dove siamo presenti dagli anni Sessanta. Poi il Giappone, il Canada, la Svizzera, la Norvegia, la Danimarca, la Francia, per fare qualche altro esempio. E poi i mercati emergenti asiatici, quale la Corea del Sud e Taiwan.

Milano è sicuramente una buona piazza, sulla quale lavoriamo con la stessa distribuzione da più di 50 anni. Torino è un mercato molto contenuto ma emergente. Il Canton Ticino ad oggi è quasi inesistente.

Tutti i vini sono nebbiolo 100%. Affinamento di 3 anni in botte.

 


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