I vini del sogno: Asinone di Poliziano

di Riccardo Viscardi 09/06/16
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I vini del sogno: Asinone di Poliziano

Tra gli anni '80 e '90 sono nati moltissimi vini che hanno profondamente inciso la storia e l’evoluzione di alcuni territori, più o meno famosi, d’Italia. Tra questi vini alcuni hanno avuto un percorso di trasformazione di se stessi pari a quello delle aziende che li hanno prodotti. Ancora meno sono i vini frutto dell’inseguimento di un sogno di “perfezione”, di potenzialità inespresse, di superamento di alcune caratteristiche territoriali talvolta inibenti della qualità, voluta da un produttore. Questi ultimi vini sono quelli che reputo più interessanti anche perché grazie a loro si è formata la mia conoscenza di alcuni territori e anche di come bisogna interpretare i vini. Sono felice che le aziende produttrici di questi vini hanno avute tutte un grande successo, sia mediatico che commerciale, dimostrando la tesi che chi insegue un sogno ha bisogno di capacità tecnica, programmazione e agilità intellettuale per superare meglio le difficoltà.

Un vino che rispecchia profondamente questo percorso è il Nobile di Montepulciano Asinone dell’azienda Poliziano, cioè di Federico Carletti che ne è il suo inventore. La storia della nascita di questo vino e i cambiamenti tecnici che si sono susseguiti negli anni per portarlo alla sua definizione odierna ci fanno attraversare non solo la storia aziendale ma anche oltre 30 anni di enologia toscana. Il progetto Asinone parte nel 1979 con l’ingresso di Federico nell’azienda di famiglia. Il padre Dino aveva piantato questo vigneto specializzato a metà degli anni '60, poco dopo l’acquisto dell’azienda, con due concetti innovativi: primo un vigneto unico, secondo una selezione massale di prugnolo gentile proveniente dalle migliori piante della zona. Per l’epoca queste erano delle novità importanti. La scelta del terreno non fu casuale, ma se ne cercò uno piuttosto ricco in scheletro (con sassi e rocce, in breve) ma che avesse una parte limosa preponderante rispetto all’argilla. Insomma la ricerca di un terroir che portasse ad avere un'uva migliore; un'idea molto nuova per quegli anni. Il risultato? Beh diciamo negativo per i parametri dell’epoca: il vigneto produsse molto poco nei primi anni di vita e l’uva era di difficile gestione in cantina.

 


Federico entra in azienda alla fine degli anni '70, con una bella laurea in enologia, tante idee ma, come dice lui adesso, “in realtà ne sapevo poco su come fare un grande vino”. La prima “idea”è quella di separare le uve delle varie vigne aziendali, altra novità assoluta per quegli anni, e da queste divisioni nasce l’amore di Federico per questo vigneto. Così con l’annata 1983 nasce il primo Vigna Asinone Riserva. Lo stile iniziale di questo vino era estremamente estrattivo, con uno scarso controllo delle temperature, i legni di elevazione decisamente grandi. Un vino importante che non viene prodotto in tutte le annate.

La prima novità, avvenuta con l’annata 1988, fu l’introduzione di botti in rovere francese da circa 30 hl. L’uso del rovere francese, sebbene di grande dimensioni, aveva un'idea alla base: quella di ammorbidire il tannino del sangiovese che a Montepulciano è un po’ aggressivo. Quindi estrarre molto dalle bucce e poi mettere in legni che arieggiassero meglio il liquido per avere una migliore polimerizzazione dei tannini stessi e una maggiore stabilità delle sostanze coloranti; per l’epoca una grossa innovazione. Questa visione continua con le versioni 1993 e 1995, nelle quali inizia la sperimentazione di barrique usate da affiancare alle botti in rovere francese sempre più numerose.

 


Con le annate 1996, 1997 e 1998 la trasformazione dell’invecchiamento del vino è terminata, con una conversione totale alle barrique non più usate ma principalmente nuove. Abbiamo sempre estrazioni importanti con un colore decisamente più intenso e una ricerca verso una morbidezza maggiore. I vini sono molto interessanti e già si affermano come un riferimento per la denominazione.

L’annata 1999 rappresenta l’ulteriore affinamento del concetto grazie all’inaugurazione della nuova cantina che permette a Federico un migliore “inseguimento” del suo sogno di Nobile. Vengono impiegate nuove tecnologie: tini tronco-conici in acciaio totalmente termo condizionati, con follatura automatizzata e un maggiore controllo del cappello e dei rimontaggi. E qui abbiamo un ulteriore miglioramento con i tannini che si ammorbidiscono in modo significativo, perfezionando la beva nei primi anni.

A questo punto si molti si sarebbero fermati visto anche il successo commerciale e di critica che il vino raggiunge nel mondo. Invece la ricerca continua con nuovi studi e profonde innovazioni che ovviamente coinvolgono tutta la produzione aziendale, perché la sapienza e la conoscenza influisce anche sulla qualità dei “secondi vini” un po’ come avviene nelle corse automobilistiche. Sono modifiche di procedure e dettaglio: in fermentazione si cambiano i profili delle temperature, con medie più basse per preservare maggiorente la parte olfattiva più fruttata, si alleggeriscono le estrazioni e si passa dopo anni di sperimentazioni ai lieviti autoctoni selezionati. In campagna negli ultimi 10 anni si passa a una coltivazione biosostenibile con una lotta integrata basata principalmente sulla confusione sessuale. Inoltre si alza moltissimo la selezione delle uve spostando l'attenzione dal grappolo verso l’acino, con nastri di cernita tecnologicamente avanzati e con diraspatrici estremamente selettive: un "piccolo" investimento da circa 200.000 euro, che si riflette naturalmente nella qualità del vino.

Questa è in breve la storia di un grande vino italiano visto dalla parte di un appassionato produttore e da quella di un degustatore che cerca di “capire” i vini.

L’azienda Poliziano dagli originali 40 ettari di vigneto è passata a oltre 120 nella denominazione del Nobile di Montepulciano, inoltre ha diversificato la produzione investendo nella zona del Morellino di Scansano (circa 30 ettari) e in quel di Cortona (circa 7), dimostrando che il progetto imprenditoriale era decisamente buono. Voglio ricordare che nell'Asinone in alcune annate è presente del merlot proveniente dallo stesso vigneto e messo a dimora negli anni '90 insieme ad alcuni cloni di colorino. La superficie del vigneto è di 12 ha di cui 7 diciamo storici, del 1963, e 5 degli anni '90. La densitàè di circa 3300 ceppi ad ettaro nella parte vecchia e di 5200 ceppi in quella degli anni '90. La produzione si aggira intorno alle 20.000 bottiglie.

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