Tenuta Villanova: ritorno al futuro

Azienda dalle antiche radici nel territorio dell’alto Isonzo (probabilmente una delle più antiche d’Italia: la fondazione è del 1499) si è sempre dedicata alla produzione di vini. Gli attuali proprietari, la famiglia Bennati, la acquistò nel 1932. Questo lungo e meraviglioso passato ha fatto sì che ci fosse una certa tendenza all’immobilismo che venne interrotto durante la gestione di Paolo Cora, direttore generale, che a metà degli anni Novanta permise all’azienda di avere alcuni riconoscimenti importanti. Nel periodo successivo, dopo l'uscita di Cora, l’azienda ha continuato a lavorare bene e solidamente ma intorno a lei gli altri correvano e quindi è rientrata nel novero delle aziende solide e affidabili, con vini dall'ottimo rapporto prezzo/valore, ma è mancato il guizzo del fuoriclasse.

Recentemente ho incontrato alcuni esponenti dello staff aziendale, su tutti Alberto Grossi, direttore della cantina, nonché esponente della proprietà. Idee chiare e tanta voglia di fare per riportare in auge la storica tenuta, grazie anche ad un patrimonio di ben 130 ettari vitati, di cui un centinaio nella pianura alluvionale dell’Isonzo ed il resto nel Collio. Due situazioni territoriali diverse, con arenarie e ghiaie nell’Isonzo e terreni più argillosi a ricco impatto di calcare nel Collio. Da queste diversità si generano potenzialità enormi che si esprimeranno nei prossimi anni. Infatti in azienda si respira lo spirito giovane di chi ha voglia di correre. Questo slancio si nota nell'impostazione data alla cantina: una giovane enologa interna, Sara Nadalutti, da far crescere sotto i consigli del precedente enologo Massimiliano Cattarin, e soprattutto l’accordo raggiunto con il professor Giovanni Bigot, un grandissimo professionista.

Sul fronte vino mi sono parsi interessanti il Collio Friulano della linea Ronco Cucco, quella delle eccellenze aziendali, e il Picolit della stessa linea. C'è invece ancora da lavorare sulla Ribolla Gialla per conferirle una sua personalità precisa mentre si vede già, negli altri vini, una buona espressione del territorio.

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