Oltre il vino, la Bulichella

di Riccardo Viscardi 17/10/14
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Oltre il vino, la Bulichella

Il mondo del vino è sicuramente affascinante, si incontrano persone meravigliose che vanno oltre il vino che producono. Le loro storie, le loro capacità, il loro cammino sono spesso quasi da romanzo. La festa per il trentennale della tenuta La Bulichella è stata l'occasione che mi ha permesso di fare un incontro meraviglioso, prima con un uomo speciale e il giorno dopo con la sua famiglia.
E' metà settembre di una annata che non dà tregua ai produttori con le piogge e con il freddo. Vado a Suvereto, in Val di Cornia, un paese che è sinonimo di Costa Toscana con il suo boom degli anni '80-90 dei vini di taglio bordolese, insomma secondo alcuni la nostra California o il nostro Bordeaux; per me la via mediterranea all’internazionalizzazione.
La storia della Bulichella parte da lontano. Dal sogno di un ragazzo del Sol Levante che decide nel 1960 di fare il giro del mondo in motocicletta. Il suo nome Hideyuki Miyakawa. Attraversa India e Pakistan ed arriva a Roma con una macchina fotografica Laika non funzionante avuta in Pakistan: ci sono le Olimpiadi ed il nostro fa il corrispondente per un giornale giapponese grazie alla Laika che riprende “miracolosamente” a funzionare. La sua passione lo porta ad ottobre dello stesso anno al Salone dell’auto di Torino dove fa due incontri che gli cambiano la vita: professionalmente Giorgetto Giugiaro e personalmente Marisa Bressano, che in poco tempo diventerà sua moglie. Tralasciamo altri avvenimenti e successi personali dei Miyakawa solo per ricordare la loro attività nel supportare i bambini meno fortunati del mondo. L’idea della Bulichella nasce proprio nel solco di questa attività, con un gruppo di quattro famiglie che condividendo questo spazio danno opportunità a bambini e ragazzi di crearsi un avvenire. Nel 1999 l’esperienza con le altre famiglie finisce e i Miyakawa rimangono unici proprietari della tenuta, dove fin dal 1984 vengono adottate metodologie biologiche ma senza mai sbandierarlo, in silenzio e come scelta di attenzione verso la natura ed il prossimo.
I vini della Bulichella hanno sempre mostrato una grande solidità ed una visione diversa dagli altri. In una terra dove il blend è stata l’arma vincente per i top wine, alla Bulichella hanno sempre insistito con i monovarietali per i prodotti di punta. Una scelta controcorrente che per ora non ha dato quel fuoriclasse assoluto che ponesse l'azienda nel Gotha vinicolo della zona. Riconoscimenti ne sono arrivati, ma il vino che più rappresentava l’azienda era l'Igt Rubino, un blend “entry level” che si piazzava sempre tra i migliori della categoria, prodotto piacevole e di bella personalità, ma non un vino top.
In questa degustazione abbiamo provato a confronto i vini delle annate 2011 ed i 2012, che hanno dimostrato un deciso miglioramento della qualità dei prodotti di punta. In particolare modo, i più convincenti sono stati il Tuscanio, sangiovese in purezza, ed il Coldipietrarossa, blend 70-30 di cabernet sauvignon e cabernet franc. Le nuove fermentazioni ed i nuovi protocolli sulle prefermentazioni hanno dato un bellissimo slancio a questi vini facendogli fare un significativo passo in avanti. I vigneti da cui provengono sono anche quelli meglio posizionati, sulla collina che sorge davanti alla sede aziendale, su terreni particolarmente sciolti, poco argillosi e piuttosto calcarei. In particolare le vigne del cabernet poggiano su un terreno magrissimo e ricco in ferro e manganese.
Ottima la prestazione del Tuscanio 2011 e del Coldipietrarosse 2011.

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