Le meraviglie de Il Borro

di Riccardo Viscardi 14/09/17
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Le meraviglie de Il Borro

Da antico borgo medievale, Il Borro è tornato a nuova vita come tenuta agricola biosostenibile, con l'azienda vinicola, il Relais & Chateau, i ristoranti.

Il Borro ha una storia antica dovuta alla sua posizione strategica tra due vie consolari romane, la Clodia e la Cassia. Così abbiamo testimonianze che partono dal 1200, con vari richiami a epoche precedenti: niente male per un borgo piccolo e isolato. Nei secoli i signori si avvicendano e la proprietà passa dai Mascagni al marchese Borro Borri, da Girolamo e Alessandro del Borro ai Medici Tornaquinci di Firenze, dai Torriani di Milano agli Hohenlohe Waldemburg, infine ai Savoia.

Per noi amanti del vino la storia è più recente e inizia con l’acquisto della tenuta da parte di Ferruccio Ferragamo, che la rileva da Amedeo d’Aosta nel 1993 (l’amministratore delegato dell’azienda è Salvatore Ferragamo). Da quella data parte un grande progetto di recupero di tutto il borgo con grande rispetto per le direttive delle belle arti, che ci ha donato un vero gioiello. Nell’antico maniero che si raggiunge tramite un ponte veramente suggestivo, abbiamo sia botteghe d’arte che le stanze di un hotel diffuso che ha pochi pari nel mondo. In un edificio fuori dal borgo abbiamo invece una struttura efficiente e moderna che ingloba anche la cantina oltre a due ristoranti di ottimo livello. La stessa cura avuta nel recupero dell’azienda sul fronte vitivinicolo è stata dedicata anche a quello della ricostruzione storica della fattoria toscana autosufficiente. Quindi, l’allevamento delle chianine, un maneggio, l’orto per la produzione delle materie prime del ristorante, l’olio e da poco anche l’apicultura. Dal 2015 tutta la tenuta à certificata biologica e soprattutto è biosostenibile.

 


La tenuta consta di 700 ettari con i vigneti che ne occupano 45 e l’oliveto 40. I vitigni sono molti e spaziano dal sangiovese al merlot, dallo chardonnay al petit verdot. Sul lato enologico e viticolo abbiamo un consulente esterno di fama come Stefano Chioccioli che non ha stravolto i vini ma solo adeguati a un territorio che sta dando il suo contributo grazie ai vigneti che iniziano ad avere qualche anno di età. In cantina abbiamo tini termo condizionati in acciaio e anche di legno, il suggestivo tunnel che porta alla parte di invecchiamento è contornato da barrique e tonneau, mentre sono in crescita le botti da 20 hl per il sangiovese aziendale e visto che va di moda non possono mancare anche le anfore. I vini hanno stili diversi a secondo del vitigno usato in quanto si cerca di esaltare il territorio della Valdarno che non va dimenticato era segnalato giù in epoca medicea come i più vocati, insieme al Chianti (attuale Chianti Classico), Pomino (attuale Pomino e Chianti Rufina) e Carmignano.

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