Fontodi, una continua evoluzione
La cantina Fontodi di Giovanni Manetti è una delle protagoniste della storia del Chianti Classico e creatrice di vini mito quali il Flaccianello della Pieve
Non andavo a Fontodi da troppo tempo, sebbene con Giovanni e Letizia Manetti ci sia un'antica amicizia. Le visite erano costanti ad ogni manifestazione ma l’azienda meritava di più anche per le grandi novità attuate negli anni. Giovanni Manetti, vice presidente del Consorzio del Chianti Classico, è uno dei grandi signori del vino italiano. Prese in mano l’azienda di famiglia giovanissimo, nei primi anni '80, e da subito lavorò con passione e capacità, sempre attento alla ricerca e alla definizione del territorio della sua azienda. Siamo a Panzano in Chianti, nella cosiddetta Conca d’Oro, un territorio che ha sempre fatto la differenza; grande luminosità, maturazioni lente e costanti, buone acidità, terreni galestrosi, insomma un classico cru direbbero i cugini francesi.
L’azienda diventa famosa immediatamente grazie a uno dei grandi vini italiani: il Flaccianello della Pieve, frutto di un'intuizione di Giovanni e Franco Bernabei, da sempre consulente aziendale. Si tratta di un sangiovese in purezza che proveniva da un vigneto particolare, quello vicino alla Pieve; vinificazioni in acciaio e maturazione in barrique. Un'idea estremamente innovativa per l’epoca che vietava di fare un Chianti Classico da solo sangiovese. Il Flaccianello entrò quindi nel novero dei cosiddetti Supertuscan. Altra strategia vincente fu fare un Chianti Classico anch'esso proveniente da un’unica vigna, nasce cosi il cru Vigna del Sorbo, che diventa un grande successo aziendale e Chianti Classico di riferimento a livello mondiale.
L’azienda negli anni è cresciuta moltissimo arrivando ai circa 80 ettari vitati odierni e questi due vini hanno subito delle leggere modifiche, il Flaccianello è diventato un blend delle migliori uve aziendali, mentre la Vigna del Sorbo, diventato Gran Selezione, ha eliminato il cabernet sauvignon per utilizzare solo sangiovese in purezza. Fontodi è certificata biologica come tutto il distretto di Panzano, un progetto al quale Giovanni ha lavorato per anni portandolo a compimento con grande soddisfazione. Le ultime idee hanno riguardato il ritorno dell’azienda a una dimensione toscana antica, con una attenzione alla biosostenibilità autarchica. A tal proposito è stato introdotta nell’azienda una stalla con ben 20 chianine che contribuiscono in maniera rilevante alla concimazione aziendale. A livello vitivinicolo c’e stata una acquisizione fuori zona in quel di Lamole per vagliare le potenzialità di quest'altra zona storica. In cantina continua la ricerca con l’utilizzo delle anfore per la produzione di un Chianti Classico. Le anfore, la cui argille provengono dalla migliore cava di proprietà della famiglia Manetti, sono create su specifiche molto ristrette per quello che riguarda la presenza di metalli pesanti, visto che la presenza di alluminio sottoforma di silicato è ovvia. Per il resto tante bellissime barrique, qualche botte grande e vinificazioni in acciaio con controllo della temperatura. Come sempre un lavoro con una forte base scientifica e fatto nella massima serietà e rispetto ambientale.
Abbiamo passato un'intera, intensa giornata con Giovanni e condensarla in questi spazi non è facile. Quando si è trattato di scegliere i vini da degustare, ci è stata fatta una bellissima sorpresa: sono state proposte alcune annate emblematiche di vini che sono importanti per l’azienda. Un modo di ripercorrere insieme le tappe principali di un'intera vita di lavoro. Un grazie di cuore a Giovanni per la sua generosità e pazienza nel rispondere alle nostre innumerevoli domande.