Fuoco umbro

di Alessandro Brizi 25/11/16
1758 |
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Fuoco umbro

“E distendendo la mano santo Francesco per ricevere la sua fede, il lupo levò su il piè ritto dinanzi, e dimesticamente lo puose sopra la mano di santo Francesco, dandogli quello segnale ch’egli potea di fede. E allora disse santo Francesco: ‘Frate lupo, io ti comando nel nome di Gesù Cristo, che tu venga ora meco sanza dubitare di nulla, e andiamo a fermare questa pace al nome di Dio’. E il lupo ubbidiente se ne va con lui a modo d’uno agnello mansueto; di che li cittadini, vedendo questo, fortemente si maravigliavano”.

Recita così uno dei più noti fioretti della cristianità, quello che ricorda l’incontro tra San Francesco d’Assisi e il lupo di Gubbio che, da mesi, teneva in scacco la cittadina dell’alta Umbria. Il territorio eugubino era letteralmente terrorizzato da questo vero o presunto lupo, al punto che, quando Francesco entrò nella città, non vide né uomini né animali. Non sappiamo con certezza chi o cosa fosse realmente il lupo di Gubbio, non abbiamo certezze o evidenze che si trattasse di un animale, di una persona oppure di una semplice parabola, tantomeno che sia stato un antenato della Bestia del Gévaudan, che tra il 1764 e il 1767 terrorizzò l’odierna Lozère, nel centro-sud della Francia, mietendo numerose vittime; ciononostante la favola è nota in tutto il mondo ed è tra le più stupefacenti storie del santo di Assisi.

A rievocare, nel mondo brassicolo, se non proprio l’incontro in sé ma il rapporto intimo tra il lupo e il poverello di Assisi, ci pensano i ragazzi del Birrificio dell’Eremo di Assisi (il riferimento è all’Eremo delle Carceri) sia con la tripel Fuoco sia con lo stesso logo del birrificio: una testa di lupo stilizzata cinta da un’aureola.

Giovane realtà del mondo della birra tricolore, quest’azienda nasce nel giugno del 2012 dalla passione e dall’amore per la bevanda di Cerere dei coniugi Geltrude Franchi ed Enrico Ciani, rispettivamente responsabile commerciale e mastro birrario di Birra dell’Eremo. I due giovani, in pochi anni, mettono su uno dei migliori birrifici artigianali italiani, caratterizzato da prodotti dallo stile ben definito (belga e americano), ma soprattutto piacevoli, ricchi e puliti nell’esecuzione tecnica. Pur partendo da un impianto di lavorazione di 500 litri, le etichette del Birrificio dell’Eremo sono ormai famose anche oltre confine dove, grazie a una fattura d’eccezione e un packaging accattivante e funzionale (sulle etichette ci sono indicazioni sul livello di amaro, carbonazione ecc.) stanno via via facendo nuovi proseliti.

Tornando alla birra, abbiamo scelto la Fuoco perché, semplicemente, in etichetta riporta l’immagine di un lupo, fulvo e alquanto accigliato, invero una figura non corrispondente al contenuto, che è pura sensualità, sotto forma di birra… quasi un miracolo alla San Francesco.

A proposito, nel centro storico di Gubbio, vicino alla Chiesa di San Francesco, nel mezzo di un giardino che gli eugubini chiamano “l’orto dei frati”, c’è la scultura che rappresenta l’incontro tra il santo di Assisi e il lupo. L’opera, in bronzo e realizzata dallo scultore Roberto Bellucci, è ben fatta, non solo evocativa, ha un’ottima linea, una discreta tensione delle forme e ispira serenità, soprattutto quando si osserva il lupo.

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